Meriem è viva, intercettata sul web

Mercoledì 3 Gennaio 2018
Meriem è viva, intercettata sul web
LA SCOMPARSA
PADOVA Meriem Rehaily è viva e in contatto con parenti e amici tramite Facebook e Telegram. Ne sono certi i carabinieri di Padova che seguono la vicenda assieme a quelli del Ros, nell'ambito dell'attività antiterrorismo che coinvolge anche l'Arma territoriale. La ragazza, partita all'improvviso nel 2015 a 19 anni dalla casa dei genitori ad Arzergrande per diventare una foreign fighter dell'Isis, un soldato dell'esercito informatico del Califfato di Abu Bakr al Baghdadi, è stata intercettata dai militari, come ha confermato il comandante di Padova, Oreste Liporace, che ha dichiarato che gli investigatori dell'Arma stanno «monitorando tutti i suoi spostamenti e tutte le sue comunicazioni in rete con amici o parenti».
LA CONDANNA
La ragazza, cresciuta nel piccolo paese della provincia di Padova, ben inserita tra i coetanei, primogenita di una coppia marocchina, papà operaio e mamma casalinga, è fuggita da casa ormai tre anni fa, per raggiungere la Siria e arruolarsi tra le fila dello Stato islamico. Per questo lo scorso 12 dicembre è stata condannata a quattro anni di reclusione: il giudice monocratico di Venezia, Claudia Ardita, ha deciso che la ragazza è colpevole di arruolamento con finalità di terrorismo.
Meriem era stata data per morta, lapidata nel Califfato per la presunta relazione con un uomo, tanto che anche il padre Redouane Rehaily si era ormai rassegnato. Poi, pochi giorni fa, il quotidiano arabo Al Ahdath al Maghribia, che cita fonti di intelligence europee, aveva rivelato che la padovana sarebbe ancora viva e, fuggita da Raqqa, si sarebbe nascosta in Francia, con una falsa identità, pronta ad attacchi terroristici anche in Italia, e in particolare a Roma. Nessuna notizia su di lei, però, era mai stata confermata dalle forze dell'ordine. Ieri, invece, per la prima volta i carabinieri hanno svelato la novità: «La situazione - ha spiegato Liporace - è sempre stata tenuta sotto controllo dagli organismi investigativi. Sappiamo bene che i contatti sul territorio non avvengono più di persona, ma su linea virtuale, attraverso Facebook o Telegram. Meriem è stata tenuta sotto controllo. Monitoriamo le sue conversazioni con parenti e amici. C'è la possibilità che qualcuno stia scrivendo al suo posto, ma è molto remota».
I CONTATTI
Meriem quando era nella sua casa di Arzergrande sognava Raqqa, la capitale del sedicente Stato Islamico. Le indagini dei carabinieri hanno dimostrato i frequenti contatti con alcuni esponenti jihadisti, che la convinsero a viaggiare in treno fino a Bologna e poi in aereo fino ad Istanbul. Al novembre 2016 viene fatto risalire l'ultimo contatto tra i genitori e la figlia. Pare però che Meriem si fosse presto pentita della sua scelta e che fosse terrorizzata dalle bombe che colpivano Raqqa.
Redouane Rehaily, il 41enne marocchino che abita con i suoi quattro figli piccoli e la moglie in una casetta a un piano in mezzo alla campagna, ha sempre assicurato che sua figlia non è pericolosa, che non avrebbe mai fatto del male a nessuno. Ma è davvero così? «Un suo eventuale ritorno non è un rischio in particolare per il suo paese, per Padova o il Veneto - chiude Liporace - perché potrebbe essere pericolosa ovunque».
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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