Visco: avanti con le riforme, giù il debito

Domenica 11 Febbraio 2018
CREDITO
VERONA «Non è della normalizzazione della politica monetaria che ci si deve preoccupare, ma della credibilità e dell'efficacia delle riforme e del processo di riduzione dell'incidenza del debito sul Pil». In sintesi, il rialzo dei tassi non deve fare paura se la dinamica del debito in rapporto al Pil insisterà nel trend discendente. Un governatore più determinato e per certi versi più ottimista del solito quello che ieri si è presentato alla platea dell'annuale congresso Assiom-Forex davanti a banchieri e operatori finanziari. «Ai ritmi di crescita attualmente previsti ha precisato Ignazio Visco il basso livello del debito delle famiglie e la notevole riduzione di quello delle imprese rendono sostenibili incrementi, anche significativi, del costo dei finanziamenti». Anche «le banche e le compagnie di assicurazione sono a loro volta poco esposte alle conseguenze di un aumento dei tassi». Perché se è vero che il debito è ancora troppo alto in rapporto al Pil, «la sua vita media residua - ha ricordato il governatore della Banca d'Italia è superiore a 7 anni: ciò assicura che la trasmissione del rialzo dei tassi al costo medio sarà molto graduale». Tutto ciò però richiede una condizione. E cioè che quando il costo del denaro tornerà a salire in relazione alla crescita dell'inflazione, l'Italia non dovrà «lasciare dubbi agli investitori sulla determinazione del governo a mantenere l'equilibrio dei conti pubblici». Ciò presuppone, ha incalzato Visco, che in nessun modo venga deviato «il percorso di riforma avviato in questi anni». Peraltro, un percorso da proseguire con decisione soprattutto «per migliorare i servizi pubblici, accrescere la concorrenza in quelli privati e intensificare gli investimenti in capitale umano».
PIÚ CONCORRENZA
Un messaggio inequivocabile diretto a quei partiti che in campagna elettorale stanno promettendo mari e monti. Di fronte a una platea composta da centinaia di operatori finanziari e bancari, il governatore non poteva non toccare il tema banche. E dunque, oltre a ribadire la necessità di una profonda revisione dei modelli di operatività finalizzati soprattutto a ridurre i costi e ad accrescere la redditività, Visco ha ribadito la necessità di nuove aggregazioni. E per una volta non ha esitato a fare nomi e cognomi. «Per le banche di credito cooperativo ha detto il divario col sistema dei coefficienti patrimoniali va riducendosi. Pertanto l'attuazione della riforma del comparto, con la nascita dei gruppi bancari, sarà essenziale per consentire alle Bcc di superare gli svantaggi della piccola dimensione e continuare a sostenere l'economia locale preservando i valori della mutualità». Di qui il richiamo diretto a Iccrea e Cassa Centrale Banca affinchè scelgano la costituzione dei gruppi cooperativi previo «un esercizio di valutazione approfondita dei bilanci». Ribadita la necessità che i provvedimenti in corso di attuazione presso la Vigilanza Bce sullo smaltimento delle sofferenze bancarie prevedano «interventi che tengano conto delle condizioni di partenza, siano sostenibili e non producano effetti prociclici potenzialmente destabilizzanti», Visco ha chiesto in modo esplicito che venga «assicurata la parità di trattamento tra intermediari che operano in contesti diversi». Ovvio il riferimento alla compiacenza con la quale fin qui la Vigilanza Bce ha trattato i titoli derivati di cui sono ancora gonfi i portafogli delle banche tedesche e francesi, decisamente più pericolosi rispetto alle nostre sofferenze e soprattutto ai titoli emessi dal Tesoro.
Ed è proprio con il tema Europa che Visco ha concluso la sua relazione. Con un messaggio preciso: «È tecnicamente possibile introdurre un bilancio comune senza che, come paventano alcuni, esso si trasformi in una fonte di trasferimenti permanenti a favore dei paesi strutturalmente più indebitati. Sarebbe un contributo importante alla riduzione dell'asimmetria di una costruzione in cui la politica monetaria e quella di bilancio frammentata». A condizione però, lascia intendere il governatore, che tra i paesi membri ci sia una certa condivisione dei rischi e che ciò venga sancito attraverso l'emissione di titoli di debito comune: in una parola, gli eurobond.
Rosario Dimito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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