Ora Trump teme l'esplosione della bolla: «La Fed deve tagliare i tassi di un punto»

Martedì 20 Agosto 2019
Ora Trump teme l'esplosione della bolla: «La Fed deve tagliare i tassi di un punto»
LO SCONTRO
NEW YORK Francoforte chiama Washington. Se la Bundesbank ipotizza l'arrivo della recessione per la Germania nel terzo trimestre, nella capitale degli Usa il dibattito sul possibile raffreddamento dell'economia diventa sempre più attuale. Nel più recente sondaggio della Nabe (National association of business economics) il 34% degli analisti intervistati si dice sicuro che il paese entrerà in recessione, non nel corso del 2019, ma nel prossimo anno. Nello stesso rilevamento della prestigiosa associazione a febbraio, il consenso era al 25%. Da allora c'è stato un calo degli investimenti industriali costante negli Stati Uniti e una crisi delle vendite nel settore agricolo, sullo sfondo di un'economia globale che perde colpi.
Tutti questi fenomeni dipendono direttamente dalla guerra commerciale voluta da Trump, e dall'incertezza per le sorti degli scambi internazionali che sta paralizzando l'attività in molti paesi ad economia avanzata. Lo stesso Trump ne è ben consapevole, ma invece di puntare alla risoluzione del conflitto con Pechino, chiede nuove munizioni per continuare la guerra. Ieri il presidente ha chiesto in modo specifico al presidente della Fed di ridurre il tasso di sconto di un punto percentuale e di rafforzare l'intervento con una ripresa del quantitative easing, l'acquisto cioè di parte del debito circolante, ad opera della banca centrale. L'invito è stato accompagnato dall'abituale dose di insulti per il direttore dell'istituto, colpevole di «un'orrenda mancanza di prospettiva». Nei giorni scorsi la retorica del presidente era stata ancora più aggressiva: «Powell non era nessuno, e io l'ho promosso in primo piano ha detto Trump alla Fox Ora fa il bullo nei miei confronti, per mostrare che ha la schiena dritta».
I DATI
Dietro le parole ci sono i dati. La scorsa settimana la temporanea inversione della curva tra i buoni del tesoro a breve e lunga scadenza ha prodotto la peggiore giornata borsistica dell'anno a Wall Street, dove la volatilità resta altissima, nonostante le brusche riprese degli indici. Il Tesoro sta sognando alchimie finanziarie come l'emissione di buoni centennali, per incassare premi più alti da parte degli investitori internazionali. Tra questi negli ultimi mesi la Cina ha alleggerito il portfolio di titoli statunitensi a quota 1.110 miliardi di dollari, e ha reso al Giappone lo scettro di primo acquirente (1.120 miliardi). Gli osservatori più ottimisti puntano su una risoluzione della guerra dei dazi, indispensabile a Trump in chiave della rielezione per l'anno prossimo. Ma Pechino non dà alcuna impressione di voler concedere nulla, e la firma di un accordo senza contenuto potrebbe essere ancora più dannoso per le sorti politiche di Trump. La data della ripresa delle trattative Usa - Cina è ancora incerta, e il peso dell'attesa è tutto sulle spalle della prossima riunione della Fed, il 17 e 18 settembre.
Flavio Pompetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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