Industria ferma, inizia male il 2019

Domenica 31 Marzo 2019
Industria ferma, inizia male il 2019
LA CRISI
ROMA A gennaio c'era stato un rimbalzo, a febbraio un tonfo che marzo ha recuperato solo parzialmente. E così il primo trimestre di quest'anno, per quanto riguarda la produzione industriale, ha chiuso a -0,1%. Una flessione minima che pur sempre flessione è. Soprattutto perché si somma al forte arretramento registrato a fine 2018 (-1%). Il dato è stato reso noto ieri dal Centro studi Confindustria e di fatto conferma tutte le preoccupazioni lanciate a gran voce qualche giorno fa dal presidente dell'associazione degli industriali, Vincenzo Boccia, sulla crescita zero. «Il Paese deve reagire, non possiamo limitarci a constatare quello che sta accadendo» ha ribadito ieri Boccia a margine di un convegno sui borghi del Sud. Per il numero uno di viale dell'Astronomia occorre «ricercare mercati sempre più aperti e una industria sempre più competitiva. Spero che il decreto sblocca cantieri e il decreto competitività - ha detto per l'ennesima volta - si rivelino misure choc utili all'economia del Paese e non misure marginali».
LE DEBOLEZZE
Intanto il contributo dell'industria alla dinamica del Pil nel primo trimestre sarà nullo. Le aziende hanno rallentato il lavoro dei macchinari. Spiega il centro studi dell'associazione di Viale dell'Astronomia: «La produzione industriale italiana nei primi mesi dell'anno ha continuato a evidenziare una forte debolezza, al di là delle fluttuazioni mensili spiegate, in gran parte, da fattori temporanei. Al rimbalzo di gennaio, dovuto anche a una ricostituzione delle scorte, sono seguiti una correzione tecnica in febbraio (-1,3% sul mese precedente, -2,7% su base annua), che ha parzialmente annullato la crescita precedente, e un marginale consolidamento in marzo (+0,4% rispetto a febbraio, -3% rispetto a marzo 2018)».
NUVOLE A PRIMAVERA
E purtroppo le prospettive sono «orientate al ribasso». D'altronde la domanda interna - continua il Csc - è ancora debole, gli investimenti languono, e anche la domanda estera, che ha letteralmente salvato l'Italia durante la grande crisi degli anni passati, non fa più da traino perché comunque risente del rallentamento globale. A febbraio l'export verso i paesi extra-Ue è diminuito del 2,2% (dopo un rimbalzo a gennaio), nonostante la forte crescita dei prodotti della cantieristica navale. LIstat ha, inoltre, rilevato un peggioramento dei giudizi sugli ordini esteri sia a febbraio che a marzo, «a conferma della scarsa vivacità di questa componente della domanda». A livello complessivo gli ordini in volume, dopo il calo dello 0,3% di febbraio rispetto a gennaio, sono cresciuti appena dello 0,2% a marzo (rispetto a febbraio), ma sono in netto arretramento (-3,2%) rispetto a marzo del 2018. Alla luce di queste performance gli imprenditori non sono ottimisti, le varie indagini condotte presso le imprese manifatturiere evidenziano la debolezza dell'attuale fase ciclica e non lasciano intravedere un'inversione di rotta in primavera. Le attese dei direttori degli acquisti (Indagine Pmi, Ihs-Markit) sono peggiorate negli ultimi mesi, specie per il calo degli ordini interni e la crisi nel settore automotive.
Giusy Franzese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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