Finmeccanica, assolti Orsi e Spagnolini

Mercoledì 24 Gennaio 2018
Finmeccanica, assolti Orsi e Spagnolini
LA SENTENZA
MILANO Lo scorso 8 gennaio hanno incassato l'assoluzione della corte d'appello di Milano nel processo per corruzione internazionale sulle forniture al governo indiano. Ora per Giuseppe Orsi, ex ad e presidente di Finmeccanica, e Bruno Spagnolini, ex numero uno di Agusta Westland, si sgonfia definitivamente anche il caso Algeria: prosciolti dall'accusa di frode fiscale riguardo agli elicotteri venduti al Paese del Nord Africa, ha deciso il gup di Busto Arsizio Nicoletta Guerrero. «Dopo la sentenza di secondo grado per i velivoli all'India, naufraga definitivamente anche l'ultima indagine promossa dalla procura bustese», rilevano i difensori dei due manager.
I PUNTI CHIAVE
L'inchiesta sull'affaire algerino, condotta dalla guardia di finanza di Varese e coordinata dal procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana con la pm Francesca Parola, è stata chiusa con il deposito degli atti nell'aprile 2016: sui due ex dirigenti delle società e il procuratore speciale Gianfranco Bottarini (anch'egli prosciolto) pesava l'accusa di aver creato tra il 2011 e il 2012 fondi neri attraverso fatture false per operazioni ritenute inesistenti. Importo complessivo, secondo la ricostruzione degli investigatori: 24,5 milioni di euro. Generati mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e successivamente impiegati per favorire la multinazionale italiana nell'aggiudicazione di una gara d'appalto per la fornitura, negli anni 2009-2011, di elicotteri al governo della Repubblica di Algeria. Inizialmente è stata contestata anche la corruzione di pubblici ufficiali, attraverso provviste in nero. Nell'ambito dell'inchiesta sono state eseguite 41 perquisizioni in Italia e all'estero, mediante rogatorie internazionali. Ma già l'anno scorso l'indagine relativa alla corruzione è stata archiviata, «mentre ora è stato escluso l'addebito per frode fiscale», sottolineano gli avvocati Ennio Amodio, Novella Galantini, Massimo Bassi e Anna Longo in una nota congiunta. «Non resta nulla dell'originario impianto accusatorio che attribuiva ai manager di Agusta Westland un ruolo inappropriato nella gestione dei rapporti commerciali con i paesi acquirenti dell'alta tecnologia messa a punto dagli ingegneri di Cascina Costa di Samarate. E' invece confermato - conclude la difesa - che se Agusta Westland si è affermata nei mercati come azienda leader è solo per la grande qualità della sua tecnologia». La conclusione è amara e fortemente critica nei confronti dell'accusa: «Forse gli investigatori potevano accorgersene anche senza una lente d'ingrandimento. Bastava fare una analisi industriale e non inseguire false piste inaugurate da inattendibili informatori accreditati invece come bocche della verità». Nel 2017 Leonardo (già Finmeccanica) si è trovata coinvolta in ben quattordici inchieste di natura varia, probabilmente avviate anche in seguito alla cattiva immagine guadagnata sul caso Orsi-Spagnolini. Tra fondo vertenze con ex dipendenti e contenziosi, nel 2015 il gruppo aveva già accantonato preventivamente circa 110 milioni di euro, dieci in più rispetto al 2014. Ebbene, di là dell'atteggiamento prudenziale mostrato dal gruppo, dopo la vicenda Orsi vien da chiedersi quante di quelle inchieste finiranno in un nulla di fatto.
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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