Dazi: gli Stati Uniti salvano per ora l'Italia ma la minaccia resta

Domenica 16 Febbraio 2020
LA DECISIONE
NEW YORK L'Italia è salva, almeno per il momento, dall'ultima bordata di dazi di ritorsione che l'amministrazione Trump ha deciso contro l'Europa e il consorzio Airbus. Ma il fronte di guerra delle imposte sugli scambi commerciali è più incandescente che mai, e nuovi attacchi degli Usa sono in agguato anche in questo inizio del 2020, che si era inaugurato solo un mese fa con la tregua tra Usa e Cina. Il campanello dall'allarme era suonato da qualche giorno, quando Trump aveva twittato: «È l'ora di confrontarci sul serio con l'Europa».
Puntuale venerdì sera è arrivata la decisione di aumentare dal 10 al 15% i dazi imposti lo scorso ottobre dagli Usa sugli aerei del consorzio, e sui 7,5 miliardi di dollari di valore di beni prodotti nei paesi della Comunità ed importati negli Stati Uniti. Il dipartimento del commercio di Washington esige i pagamenti sulla base di una sentenza del Wto che lo scorso anno ha riconosciuto illegittimi i sussidi concessi da Bruxelles al consorzio aereo europeo.
CONTRODENUNCIA
La Ue dal suo canto ha presentato una controdenuncia delle facilitazioni fiscali concesse dal governo Usa alla Boeing, nella quale ha rivendica danni per 12 miliardi di dollari l'anno. Un secondo verdetto dell'arbitrato presto concederà anche alla Commissione europea di agire con misure di ritorsione, e rilanciare il clima di tensione. L'aumento dei tassi deciso dai collaboratori del presidente Trump entrerà in vigore il 18 di marzo. È una seconda bordata che si affianca a quelli già esistenti del 25% che colpiscono l'agroalimentare comunitario, incluso quello italiano. Il rincaro odierno però esenta i nostri vini, olii e formaggi, a differenza di quanto accade per i destinatari principali delle misure: la Francia e la Germania. L'azione diplomatica svolta dai nostri rappresentanti negli ultimi mesi ha dato risultati. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Sono stati colpiti altri paesi ma non il nostro. La nostra azione diplomatica e l'amicizia del nostro Paese con gli Usa hanno scongiurato il peggio». La causa delle esenzioni per l'Italia era stata perorata dal capo di stato Sergio Mattarella nella sua visita a Washington lo scorso ottobre, e poi ribadita nell'incontro tra la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova con il segretario dell'agricoltura Usa Sonny Perdue a fine gennaio.
TERRENO INSTABILE
Tutti i giocatori di questa partita si trovano in realtà ad operare sul terreno instabile della rivalità tra le due grandi potenze: gli Stati Uniti e la Cina, con i primi determinati ad usare l'arma dei dazi come un grimaldello per forzare le decisioni dei governanti europei. Anche in quest'ultimo giro di sanzioni, Trump si è infatti riservato la facoltà di modificare di nuovo la lista dei beni e dei Paesi colpiti, per conservare un vantaggio negoziale su altri fronti. Il primo è quello dello sviluppo della rete di comunicazione 5G, e il muro di argine che il presidente Trump vorrebbe costruire in Europa contro Huawei. Il ministro per la Difesa Mark Esper ieri a Monaco è giunto a minacciare che il futuro dell'Alleanza atlantica dipende dalla comune comprensione della pericolosità che un inserimento dell'azienda cinese nel tessuto comunitario potrebbe avere per la sicurezza della Nato. Allo stesso tempo a Washington veniva rinviata a giugno la visita ufficiale che il premier inglese Boris Johnson aveva in programma il prossimo mese: una settimana fa Trump ha avuto con lui un duro scambio di idee telefonico sulla questione Huawei. Anche la pace temporanea con la Cina sembra avviata al capolinea. L'amministrazione Trump ha comunicato ieri che sta considerando di bloccare tutte le forniture della General Electric per la costruzione di un nuovo jet commerciale di fabbricazione cinese, per ostacolare il più possibile lo sviluppo dell'industria di settore.
Flavio Pompetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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