Conte: «Prendo atto del no di Atlantia» E su Alitalia parte l'ultimo count down

Sabato 23 Novembre 2019
Conte: «Prendo atto del no di Atlantia» E su Alitalia parte l'ultimo count down
LA TRATTATIVA
ROMA O fuori o dentro il rilancio di Alitalia. Atlantia deve decidere. E a questo punto deve farlo anche in fretta. Il messaggio chiaro è stato fatto recapitare nelle ultime ore da Giuseppe Conte alla società della famiglia Benetton, seppure celato dietro una formale «presa d'atto» della situazione. Del resto, l'obiettivo del governo rimane quello di trovare una via precisa per Alitalia entro l'anno. In tempo per arrivare al closing entro marzo, visto che senza un progetto preciso, e quindi senza una cordata formale, i commissari di Alitalia non potranno accedere a un solo euro dei 400 milioni del nuovo prestito-ponte già previsto nella manovra.
Il cambio di clima nei rapporti con la società della famiglia Benetton era già emerso in una riunione giovedì sull'asse Roma-Milano. Ieri è quindi sceso in campo il premier Conte. «Mi dicono che Atlantia non abbia confermato la manifestazione d'interesse che aveva preannunciato», ha osservato il premier. E ancora: «Atlantia si è anche cimentata nel contribuire a rafforzare il piano industriale in piena libertà, senza pressione del governo. Non è più interessata? Ne prendiamo atto», ha concluso il premier a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola superiore di Polizia. Rimane però uno schema di massima sul quale Conte intende continuare a lavorare: «Siamo compatti per una soluzione di mercato. Ci sono soggetti che hanno fatto delle proposte, delle manifestazioni d'interesse rispondendo alla sollecitazione dei commissari: c'è Ferrovie, c'è Delta e c'è l'interesse di Lufthansa», ha concluso Conte. Dunque, si va avanti a trattare, ma l'implicito aut aut ad Atlantia sembra un passaggio obbligato per un governo in cui accanto ai commenti più composti del ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, non a caso in silenzio da un paio di giorni, Luigi Di Maio è tornato all'attacco dicendo che «il ponte Morandi, e i morti, non si barattano con nessuno», in linea con il viceministro Buffagni che «non accetta scambi».
IL BIVIO
Che margini ci sono per trattare ancora? È vero che nell'annunciare il passo indietro di mercoledì scorso dalla cordata, Atlantia ha confermato «la disponibilità a proseguire il confronto», ma non c'è più tempo per trattative complesse dopo la scadenza della settima proroga. Se la società che controlla Autostrade e Adr non troverà in tempi brevi «le condizioni necessarie» per aderire alla cordata con Fs, Mef e Delta, con l'opzione di un ingresso successivo di Lufthansa, rischia di dover mettere in conto un duro scontro con il governo e una battaglia legale con molti rischi sul fronte delle concessioni autostradali. Senza contare che circa il 30% del giro d'affari di Fiumicino, un asset cruciale per Adr, viene proprio da Alitalia. La partita non è dunque da poco. Ma va detto chiaramente che non conviene nemmeno al governo affiancare all'incertezza sul futuro di Alitalia e all'impasse sull'Ilva, un altro dossier pesante come quello delle concessioni autostradali. I prossimi giorni saranno perciò cruciali per capire i margini per recuperare una trattativa che mantenga in pista Atlantia. Magari qualche garanzia in più sul clima futuro nel dossier Autostrade può avere il suo peso. Lunedì dovrebbe esserci il vertice tra i commissari di Alitalia e il Mise per sciogliere i passaggi formali della procedura di vendita passata nei fatti agli ennesimi tempi supplementari. Ma anche durante il week-end continueranno i contatti tra i vari fronti.
L'obiettivo di Conte è comunque di lasciare la porta aperta a due partner industriali come Lufthansa e Delta, seppure con un ruolo alternativo almeno in una prima fase. Del resto, la compagnia tedesca ha già fatto sapere di essere disponibile a dare un taglio netto agli esuberi che dovrebbero accompagnare l'accorso. Tagli dimezzati a quota 3.000 potrebbe essere una base accettabile su cui lavorare, a patto che, fanno sapere i tedeschi, il governo si impegni a una gestione comune della questione esuberi, ma anche a garanzie precise che le regole non vengano cambiate in corso d'opera. Si tratta di uno scenario possibile per Palazzo Chigi, che però andrebbe messo nero su bianco. Ma conteranno anche i tempi. Chiudere subito la cordata guidata da Fs significa accedere al prestito-ponte senza inciampare nei paletti sugli aiuti di Stato.
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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