Borsa, 320 imprese pronte a Nordest

Mercoledì 12 Maggio 2021
FINANZA
TREVISO Una delle ultime matricole è stata la padovana Jonix: a inizio maggio la società specializzata in sistemi per eliminare la carica microbica in ambienti e impianti ha debuttato sul listino Aim di Borsa Italiana. È stata la settima ammessa nel segmento dedicato alle piccole e medie imprese dall'inizio anno. Nel prossimo futuro, però, il suo esempio potrebbe trovare meno imitatori del recente passato. Il Covid restringe la via verso la Borsa.
Dopo la crescita degli ultimi anni, anche a Nordest, la pandemia rischia di imporre una frenata agli sbarchi sul mercato azionario. Secondo uno studio di Bankitalia, infatti, la platea di Pmi quotabili in Veneto è destinata a ridursi, a causa delle conseguenze dell'emergenza virus, di quasi un quarto: prima dello scoppio dell'epidemia, le aziende venete che potevano ambire ad entrare in Borsa (almeno stando ai dati contabili) ammontavano a 384. A inizio 2021, il numero complessivo si riduce tra le 282 realtà, nello scenario standard, e le 272, nell'ipotesi più negativa.
Gli analisti di via Nazionale hanno esaminato le caratteristiche di 88 imprese accolte sul listino Aim Italia tra il 2013 e il 2019, ricavandone un profilo tipo. Sulla base di questi parametri, hanno stimato come, in tutto il paese, esistessero, pre Covid, 2.764 Pmi non finanziarie potenzialmente idonee alla quotazione. L'operazione è stata poi ripetuta, applicando gli stessi indicatori su una simulazione dei bilanci per il 2020 e considerando , in particolare, le ripercussioni della prima ondata pandemica: il computo delle quotabili è stato così aggiornato al ribasso tra 2.202 e 2.086 unità, a seconda, appunto, di previsioni più o meno pessimistiche.
Il Veneto rimane comunque la seconda regione italiana per potenziali candidate a Piazza Affari, dietro alla Lombardia (che passa da 951 a 752-708). Subisce però un calo tra il 26 e il 29%, leggermente più marcato rispetto alla flessione media su scala nazionale, pari al 20 e al 25% nei due scenari considerati.
Il Friuli Venezia Giulia scende da 71 a 50-49, il Trentino Alto Adige da 83 a 80-76. Pur con un saldo finale negativo, la stima post pandemia combina le imprese che, con la crisi, hanno perso i requisiti, ma anche quelle che, nello scorso anno, si sono sviluppate aggiungendosi al novero delle aspiranti: a livello complessivo, le nuove quotabili vanno da 367 a 327. La rilevazione di Banca d'Italia, infatti, conferma come il virus abbia impattato in misura diversificata sui settori economici anche ai fini di un possibile approdo sul mercato azionario.
Se le diminuzioni più consistenti si registrano nei servizi di alloggio e ristorazione, nelle attività ricreative e nel manifatturiero, il maggior numero di nuove società che hanno superato la soglia di quotabilità appartiene a comparti come la produzione e il commercio all'ingrosso di prodotti farmaceutici, l'assistenza sanitaria, la fornitura di energia.
VISIBILITÀ
Nei giorni scorsi un seminario online promosso da Assindustria Venetocentro, insieme a Borsa Italiana, ha ribadito come la quotazione resti un importante strumento per una strategia di crescita aziendale, consentendo di reperire capitali senza perdere il controllo societario e di acquisire più visibilità sul mercato, comportando però anche una maggiore disciplina per gli amministratori e una revisione del modello di capitalismo familiare.
Non a caso, la stessa Bankitalia, ribadisce che «a parità di altri fattori, è quindi ipotizzabile che la tendenza alla quotazione in Borsa possa ritornare ai ritmi pre-crisi una volta che gli effetti del Covid-19 si saranno esauriti e l'attività economica ripresa».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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