LA MOSTRA
VENEZIA Due contrapposte realtà riunite in uno straniante scatto,

Giovedì 4 Giugno 2020
LA MOSTRA
VENEZIA Due contrapposte realtà riunite in uno straniante scatto, bagnanti al mare a fianco di un barcone della morte teatro della tragica fine di alcuni migranti. «Le due diverse scene convivono, a singhiozzo - spiega l'autore dello scatto Italo Rondinella - infatti in cento metri di spiaggia si gioca a racchettoni, e dieci metri più in là vi sono tracce dei naufragi ho pensato che il mio progetto dovesse includere e descrivere la situazione, rappresentare questi mondi paralleli e cercare una formula in grado di farli incontrare».
Il progetto di Italo Rondinella, fotografo e reporter di origine bolognese da anni trasferitosi a Istanbul, si intitola Shipwreck Crime e da pochi giorni è tra le poche esposizioni aperte a Venezia - in totale sicurezza - precisamente ai Magazzini del Sale a Dorsoduro (il magazzino 5, messo a disposizione dalla Reale Società Canottieri Bucintoro).
Il suggestivo allestimento presenta alle pareti scatti di oggetti fotografati sulla costa turca davanti all'isola greca di Lesbo: «Oggetti appartenuti alle centinaia di persone - spiega Rondinella - che hanno tentato di attraversare questo breve tratto di mare per raggiungere il territorio europeo, e molti di loro non ce l'hanno fatta; ho deciso di esporre, assieme alle fotografie che li ritraggono, pure gli oggetti stessi, con lo scopo di restituire dignità alle storie anonime di coloro a cui sono appartenuti». Con il presupposto che «dentro ogni essere umano c'è la nostra umanità tutta». Shipwreck Crime non si limita infatti agli scatti, al centro del Magazzino compare già un primo segnale di realtà, spaiate scarpe di naufraghi purtroppo anche di taglia da bambino.
TESTIMONIANZE DI VITA
Al termine del percorso, in una stanza a luce soffusa dove si entra singolarmente, il visitatore si trova inaspettatamente di fronte a biberon, reggiseni, pettini, chiavi, salvagenti, abiti vari. Raccolti nel tratto di costa tra Babakale e Ayvalik, la costa turca di fronte a Lesbo nella quale si alternano spiagge balneate a tratti vuoti, non frequentati dai vacanzieri.
«Mi ero proposto - prosegue il fotografo - di verificare se a più di due anni di distanza dal picco del flusso migratorio dalla Turchia all'Europa, ci fossero ancora tracce della tragedia; effettivamente ne ho trovate molte, fotografandole in maniera sistematica, con il proposito iniziale di redigere un catalogo iconografico di questo cimitero di anonimi ricordi».
Nell'osservare tali oggetti abbandonati sulla riva come rifiuti, l'idea di restituire loro una meritata dignità: «Questa è la ragione per cui sono tornato sui miei passi - conclude Rondinella - e ho iniziato a raccoglierli per poi portarli a casa con me, a Istanbul, dentro a due borsoni». La toccante mostra, che vanta fra gli altri i patrocini dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dell'Unicef, rimarrà aperta con ingresso libero fino al 19 luglio, da martedì a sabato con orario 10-18, domenica 10-13, chiusura il lunedì.
Riccardo Petito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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