Zaia: «Con i test rapidi scoperti più positivi che con i molecolari»

Venerdì 30 Aprile 2021
LA POLEMICA
VENEZIA La puntata di Report di lunedì scorso sulla gestione della pandemia in Veneto continua a tenere banco nei palazzi della politica, alimentata anche dalle notizie di due inchieste della magistratura, a Padova e Vicenza, più un esposto presentato da Azienda Zero nei confronti del professor Andrea Crisanti per diffamazione. Chiunque, a questo punto, sarebbe curioso di vedere, nel caso non l'avesse già visto, il programma di Rai Tre, ma tra questi non c'è il presidente del Veneto Luca Zaia. «Report? Non lo voglio vedere prima di andare in consiglio regionale», ha detto il governatore riferendosi alla seduta della Quinta commissione Sanità in programma martedì, prima della riunione dell'assemblea legislativa, alla quale parteciperà assieme ai tecnici della sanità veneta. Un sassolino, però, Zaia se l'è tolto: «Quanto mi fanno parlare in Report? Un minuto? Due? Beh, ho avuto un cameo pur rilasciando una intervista di mezz'ora». Ma per il Pd bisogna fare chiarezza: i deputati dem hanno chiesto al ministro della Salute Roberto Speranza di disporre una indagine ispettiva sulla gestione dell'emergenza Covid in Veneto dove tra novembre e gennaio si è registrato il più alto tasso di mortalità in Italia.
LA DIFESA
Sull'utilizzo dei test rapidi antigenici - quelli contestati dal virologo Crisanti in quanto ritenuti poco attendibili e che avrebbero causato i contagi, e quindi le morti, nelle Rsa - Zaia ribadisce che la scelta non è stata politica ma tecnica. «Noi abbiamo aderito alle indicazioni dei tecnici rispetto a una diagnostica per lo screening utilizzata da tutte le Regioni a livello nazionale e mondiale. Se qualcuno dimostrerà che questa diagnostica ha performance diverse rispetto a quelle dichiarate, sarà un problema dell'azienda produttrice». E ancora: «Voglio ricordare che a marzo 2020 facevamo 2mila tamponi molecolari al giorno e abbiamo avuto meno morti rispetto a dicembre, quando ne facevamo 75mila al giorno, di cui 22-25 mila molecolari. Capite che non torna il conto. Lasciamo perdere i tamponi rapidi: ma di molecolari rispetto a marzo e alla prima ondata ne facevamo dieci volte di più e abbiamo avuto sulla mortalità un esito peggiore. Se avessimo immaginato di fare solo i molecolari avremmo fatto 22-23mila tamponi al giorno e quindi avremmo lasciato a piede libero almeno due terzi dei positivi che ogni giorno si trovavano con i test rapidi. Non serve che stia neppure più a dirle queste cose, mi sembrano ovvie. È un uomo che si mangia la cosa: avete presente l'uomo nella giara di Pirandello? Salviamo l'uomo o rompiamo la giara? Rompiamo la giara o salviamo l'uomo? Se la teoria è che il tampone rapido non funziona e fa morire la gente è altrettanto vero che trova due terzi di positivi dove non arriva il molecolare».
LA RICHIESTA
Dopo l'inchiesta di Report i deputati del Partito Democratico hanno depositato una interrogazione chiedendo al ministro della Salute, Roberto Speranza, di disporre una indagine ispettiva. L'obiettivo? «Offrire serenità ai medici, agli infermieri e a tutti gli operatori sanitari impegnati in Veneto nella lotta alla pandemia - dicono i firmatari dell'interrogazione Roger De Menech, Alessia Rotta, Diego Zardini, Nicola Pellicani, Alessandro Zan e Gianni Dal Moro -. Dare certezze ai cittadini che non capiscono cosa sia veramente successo nella nostra regione durante la seconda ondata di Covid-19». Al ministro è stato chiesto «quali misure urgenti di sua competenza intenda adottare per fare piena chiarezza sugli avvenimenti che si sono verificati durante la seconda ondata epidemica e sulla gestione della sanità veneta e, in particolare se non ritiene necessario avviare un'indagine ispettiva al fine di verificare che vi sia stato il rispetto del diritto alla salute così come sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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