Uccise una ragazza con l'ombrello, Doina è libera dopo 12 anni

Giovedì 27 Giugno 2019
Uccise una ragazza con l'ombrello, Doina è libera dopo 12 anni
IL CASO
VENEZIA Solo quando ha visto la firma del giudice del tribunale di sorveglianza di Venezia sul fondo di quel documento ha realizzato che era veramente finita.
Una sigla su un foglio di carta che per Doina Matei, però, significa libertà: a dodici anni dall'omicidio di Vanessa Russo, la ragazza romana che aveva ucciso con un ombrello il 26 aprile del 2007, la 33enne romena ha definitivamente saldato il suo debito con la giustizia italiana. Condannata in via definitiva a sedici anni di reclusione, Matei ha ottenuto uno sconto di quattro anni per buona condotta. «È completamente cambiata, uno dei percorsi di riabilitazione più incredibili che abbia mai visto nella mia carriera - spiega il legale della 33enne, l'avvocato Nino Marazzita - l'ho conosciuta che era una ragazzina spaurita, ora è una donna matura e una madre amorevole». Domenica Doina è partita per la Romania, dove vivrà per un periodo a casa della sorella con i suoi due figli. «Non tornerà più in Italia - continua Marazzita - ora vuole solo essere dimenticata».
Doina ha commesso degli errori, gravi, e ne porterà i segni per tutta la vita. «Per lei incomincia adesso una nuova fase - aggiunge l'altro legale della giovane, Carlo Testa Piccolomini - in questo percorso di detenzione ha capito molte cose ma resta il suo dramma interiore per il danno che ha cagionato».
LA PROSTITUZIONE
Non è stata una strada in discesa quella della 33enne. Arrivata in Italia come tante altre connazionali, con il sogno di una vita migliore, si era ritrovata a poco più di vent'anni, già madre di due bimbi, a prostituirsi sulla Tiburtina. Fino a quella giornata maledetta di 12 anni fa. Una lite iniziata in un convoglio della metropolitana della linea B alla stazione Termini di Roma e conclusa con il più drammatico degli epiloghi possibili: Doina colpisce con l'ombrello Vanessa, la 23enne rimane ferita gravemente e muore, al Policlinico Umberto I, dopo un giorno di agonia in terapia intensiva. Scattano le ricerche delle forze dell'ordine che, a distanza di tre giorno, rintracciano Matei e una diciassettenne connazionale in provincia di Macerata. L'accusa è pesantissima: omicidio volontario con l'aggravante dei futili motivi.
«SENTENZA DURISSIMA»
«In tanti anni di carriera ho partecipato a migliaia di processi - sottolinea Marazzita - ma non avevo mai visto una pena così elevata per un omicidio preterintenzionale. Una condanna su cui ha influito molto il razzismo latente dell'opinione pubblica, degli italiani». Doina ha scontato la sua pena a Venezia. Una condotta esemplare, tra il lavoro come cameriera e lo studio, che l'ha portata a vincere anche un concorso letterario. Un'unica leggerezza: nel 2016, in regime di semilibertà, si era lasciata andare a delle foto al mare e a Venezia, pubblicandole su Facebook. Un'ingenuità che le aveva fatto revocare temporaneamente la misura alternativa e che aveva scatenato le ire e lo sdegno dei famigliari di Vanessa, che ieri hanno avuto un'altra delusione. «Le sentenze si rispettano, come si rispetta l'ordinamento penitenziario. La pena è stata espiata», commenta Alberto Feliziani, uno degli avvocati che ha assistito i genitori della vittima. L'amarezza, però, resta. Secondo l'agenzia Adnkronos, infatti, i genitori della ragazza non avrebbero preso bene la liberazione anticipata della 33enne romena. «La buona condotta è assurda, ma è una forma che ottempera a un senso civile di convivenza all'interno delle carceri, vittime spesso di sovraffollamento - commenta il segretario nazionale del sindaco di polizia Fsp, Valter Mazzetti - Non si possono però accumulare troppi istituti premiali, ne basta uno solo. Almeno, però, in questo caso la condanna c'è stata. Ci sono tantissimi altri processi che vanno in prescrizione e che si chiudono senza sentenza».
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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