Tso, l'ipotesi del decreto per chi rifiuta le cure il ricovero in ospedale

Martedì 7 Luglio 2020
LA STRATEGIA
ROMA Stangata a chi viola l'obbligo dell'isolamento, maxi multe anche per i datori di lavoro, denunce per chi non vuole farsi ricoverare. Ma nell'ordinanza del Veneto manca una misura sollecitata a più riprese dal governatore Luca Zaia e condivisa alla vigilia dell'emanazione del provvedimento del Veneto anche dal ministro della sanità Roberto Speranza: il trattamento sanitario obbligatorio per chi non accetta di finire in ospedale, ma non «il Tso dei matti» come aveva esemplificato Zaia, bensì una forma di ricovero coatto per ridurre i rischi di contagio.
Ma la competenza, in questo caso, spetta allo Stato. Lo stesso Speranza quindi aveva annunciato di aver dato mandato agli uffici legislativi di verificare i contorni giuridici dell'operazione. Nel frattempo al ministero della Salute si lavora appunto alla norma per imporre in casi estremi il trattamento sanitario obbligatorio: si potrebbe fare un'ordinanza ministeriale o anche un decreto-legge, che avrebbe molta più forza politica. Il Tso si applica non solo alle malattie psichiatriche, come specificato nella legge istitutiva del servizio sanitario nazionale 833/1978, all'articolo 33, ma nei casi in cui è a rischio la salute pubblica e del cittadino.
Anche dal fronte medico ieri è arrivato il sostegno all'iniziativa: il Tso per chi è positivo al coronavirus «si può fare, perché è previsto da leggi sanitarie per motivi di salute pubblica. Non credo sia una misura facilissima, ma certo la minaccia potrebbe fare bene, perché il Paese non può richiudere», ha detto Stefano Vella, infettivologo e docente di Salute Globale all'Università Cattolica di Roma.
NEL LAZIO
Intanto, il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, contemporaneamente annuncia controlli e restrizioni per chi arriva dal Bangladesh. Sempre ieri a indicare la rotta e in un certo senso a rispondere alla richiesta di maggiori controlli che aveva fatto proprio il leader dem da Facebook, la precisazione del ministro Speranza: «È giusto fare tutto il possibile per aumentare i controlli su chi arriva in Italia da Paesi con circolazione del Covid-19 sostenuta», ma poi ha aggiunto: «Per questo l'ordinanza che ho firmato il 30 giugno prevede l'isolamento per 14 giorni e la sorveglianza sanitaria per chi proviene da tutti i Paesi extra Schengen. I tamponi all'arrivo sono una misura ulteriore, ma non sostitutiva della quarantena».
IL NUOVO CORSO
Allora in questo scenario, la quarantena e soprattutto la possibilità di farla in sicurezza, senza contagiare conviventi e familiari, diventa il centro del nuovo corso: «Va ricordato - prosegue Speranza - che nel Decreto Rilancio è espressamente prevista e finanziata, con oltre 32 milioni di euro, la possibilità per Regioni e Province Autonome di stipulare contratti d'affitto con strutture alberghiere o di tipologia analoga per applicare le misure di isolamento e quarantena. Gli stessi fondi possono essere utilizzati per attrezzare le strutture con infermieri, operatori tecnici assistenziali, per la sanificazione e manutenzione, la formazione del personale alberghiero e la lavanderia». Come a dire le possibilità ci sono, mettetevi al lavoro e assicurate quarantene in sicurezza. Ad aprile, la protezione civile aveva calcolato la possibilità di assicurare grazie agli accordi tra regioni e albergatori oltre 12mila posti in sicurezza, calcolando però insieme anche gli alloggi militari, come la Cecchignola di Roma. Tutte le regioni nei mesi scorsi hanno individuato le strutture e predisposto le convenzioni, ma a quanto pare sono state poco utilizzate. Quando in Italia avevamo 80mila persone in quarantena, negli alberghi sanitari c'erano meno di 5mila persone.
Sicuramente molto attive in questi mesi sono state Emilia Romagna e Toscana, e proprio da Firenze, il presidente Enrico Rossi è intervenuto pochi giorni fa con un'ordinanza specifica e rigorosa in cui si dà mandato ai sindaci di adottare provvedimenti per imporre il trasferimento negli alberghi sanitari delle persone positive, in caso di inosservanza, le sanzioni per i trasgressori vanno da 500 a 5mila euro.
Lucilla Vazza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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