Truppe di Assad a Kobane Pressing Usa per la tregua

Giovedì 17 Ottobre 2019
LO SCENARIO
ROMA Un accordo solo in cambio della resa. «Se i terroristi se ne vanno dalla zona di sicurezza» che la Turchia vuole creare ai suoi confini con la Siria, «l'operazione Fonte di pace finirà». Il presidente Recep Tayyip Erdogan lancia la sua offerta ai combattenti curdi e ai leader mondiali che «cercano di mediare». Nessuna trattativa, assicura, perché «non è mai accaduto nelle storia della Repubblica turca che lo Stato si segga allo stesso tavolo di un'organizzazione terroristica». Ma dopo una settimana di raid e scontri che hanno provocato centinaia di morti e almeno 250 mila sfollati, l'offensiva comincia a segnare il passo. Frenata dall'intervento della Russia, che ha scortato l'esercito di Bashar al Assad ai confini dell'area invasa da Ankara, a Manbij e anche a Kobane, città simbolo della resistenza curda contro l'Isis, l'operazione militare vive ore decisive sul piano diplomatico.
LE TRATTATIVE
Erdogan incontrerà ad Ankara il vicepresidente americano Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo, inviati da Trump per cercare una tregua insieme al consigliere per la Sicurezza Nazionale Robert Ò Brien e al mediatore James Jeffrey, ex ambasciatore ad Ankara e inviato speciale Usa per la Siria e la Coalizione anti-Isis. Un incontro teso ancor prima di cominciare, dopo che il leader turco li ha pubblicamente snobbati («Quando verrà Trump, vedrò lui»), salvo poi cambiare idea. «Il nostro obiettivo - ha spiegato Pompeo - non è rompere le relazioni con la Turchia, che è un membro Nato con cui condividiamo importanti interessi di sicurezza, ma negare ad Ankara la capacità di continuare la sua offensiva in Siria. Erdogan deve fermarla».
Trump, intanto, conferma il ritiro delle truppe e prende a modo suo le distanze: «È un conflitto tra Turchia e Siria, noi non siamo i poliziotti del mondo, è tempo di tornare a casa. La Siria può ottenere l'aiuto dalla Russia e va bene: c'è molta sabbia con cui giocare lì...». Per il presidente Usa, «le sanzioni sono più efficaci per mantenere la stabilità che la presenza delle truppe americane», e del resto «i curdi non sono degli angeli», anzi «il Pkk è peggio dell'Isis».
CONDANNA ITALIANA
Dalla Casa Bianca il presidente Sergio Mattarella ha ribadito con forza la «condanna» italiana riguardo a un'offensiva che rischia anche «di offrire spazi impensati all'Isis». Soprattutto ora che i curdi hanno annunciato di aver interrotto le loro operazioni anti-jihadisti. Intanto, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha firmato l'annunciato atto interno alla Farnesina per bloccare le vendite future di armi alla Turchia e avviare un'istruttoria sui contratti in essere, mentre a seguito delle tensioni è stato annullato il Forum economico italo-turco previsto tra una settimana a Istanbul.
In ben altro modo è stato accolto da Erdogan l'invito di Vladimir Putin a recarsi in Russia «entro pochi giorni». Il Cremlino, che smentisce le voci di un trilaterale aperto al presidente siriano Assad, si delinea sempre più come arbitro del conflitto. Dopo aver schierato la sua polizia militare come forza d'interposizione, Mosca sembra pronta a trattare la fine delle ostilità.
C. Man.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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