Strage nella cascina: «Bruciata per soldi, non volevo uccidere»

Domenica 10 Novembre 2019
LA CONFESSIONE
ALESSANDRIA Voleva i soldi dell'assicurazione, perché «fortemente indebitato», Giovanni Vincenti. Il proprietario della cascina di Quargnento esplosa nella notte tra il 4 e il 5 novembre, dove sono morti tre vigili del fuoco, è stato fermato nella notte. Omicidio volontario plurimo, disastro doloso e lesioni le accuse nei confronti dell'uomo, che ha confessato. Indagata a piede libero, per gli stessi reati, la moglie. «Avevo bisogno di denaro, ma non volevo uccidere», ha detto ai carabinieri del Comando provinciale di Alessandria. Vincenti, piccolo imprenditore dalle molteplici attività, è crollato dopo quattro giorni di bugie. «Sono distrutto dal dolore per questi tre ragazzi che sono morti sotto le macerie di casa mia, dove abbiamo vissuto in armonia e amore per tanti anni - aveva detto ai cronisti - Il perché non lo so, o meglio, penso per pura e semplice invidia», aveva sostenuto, adombrando persino alcuni sospetti.
LE BUGIE
Nulla di vero: secondo l'accusa è lui ad avere comprato le sette bombole di gas e i due timer e ad averli azionati con l'obiettivo di incassare il premio - un milione e mezzo di euro il massimale - dell'assicurazione della casa - che ad agosto aveva esteso «ai fatti dolosi altrui», spiega il procuratore di Alessandria. Qualcosa però è andato storto e da aspirante truffatore di assicurazioni si è trasformato in responsabile della morte di Antonino, Marco e Matteo. «Il timer era stato settato all'1.30, ma accidentalmente c'era anche un settaggio alla mezzanotte - spiega il magistrato - Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco». A quel punto Vincenti avrebbe avuto «mezz'ora di tempo per evitare la tragedia», ma non ha dato l'allarme, lasciando che le bombole inesplose nel primo incendio continuassero a buttar fuori il gas. «Se avesse avvertito i soccorritori - ribadisce il procuratore di Alessandria - non saremmo qui oggi».
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