Spread, stesso rischio per Grecia e Italia la caccia ai bond di Atene è solo all'inizio

Sabato 9 Novembre 2019
IL FOCUS
ROMA Il rischio Grecia pesa quanto il rischio Italia o addirittura meno? Meglio abituarsi, potrebbe non essere soltanto un incidente di percorso. Perché se ieri i titoli a dieci anni di Atene e Roma rendevano più o meno lo stesso sul mercato - dalla parità si è passati a meno di dieci punti di distanza in chiusura - è perché da un po' di tempo a questa parte le notizie positive per la Grecia sono ben più di quelle che arrivano dall'Italia che, al contrario, sconta l'incertezza politica oltre ai dubbi sulla crescita. Dunque, mentre la Grecia migliora, l'Italia è ferma o minaccia di peggiorare. E non importa tanto se l'economia del nostro Paese ha comunque spalle ben più solide o ha un debito pubblico in rapporto al Pil (135%) ben lontano dal 180% di quello di Atene; ora il debito greco piace al mercato.
IN CERCA DI RENDIMENTI
Ieri lo spread tra Btp e Bund, e quindi la distanza di rendimento tra Italia e Germania, valeva 145 punti dopo aver toccato un massimo a quota 150, livello più alto dal 12 settembre scorso, con il rendimento del Btp decennale pari all'1,18%. Nello stesso tempo il differenziale tra i titoli a 10 anni greci e tedeschi si è fermato a 154 punti, con il tasso del decennale ellenico all'1,27%, soltanto nove punti in più dopo che alla vigilia era stato il titolo italiano protagonista del sorpasso negativo. Segno che gli investitori hanno imboccato una strada precisa: già da tempo si stanno riposizionando su un debito greco così poco liquido da muoversi per un battito d'ali, figuriamoci se non lo fa per una fetta di mercato, magari un po' più speculativa, sempre più a caccia di rendimenti in un contesto in cui un terzo delle obbligazioni globali viene scambiato a tassi di interesse negativi e in cui conviene maneggiare con cautela anche i mercati emergenti. Certo, la Grecia ha fatto passi importanti dai tempi della Troika, ma è un po' azzardato parlare di miracolo economico, e non è questo che sta spingendo i titoli di Stato di Atene. Il punto è che se il rallentamento globale sull'economia dovesse peggiorare, la prospettiva del consolidamento di un calo dei tassi sul debito non può che avvantaggiare un Paese con titoli di Stato dai rendimenti elevati e un nuovo governo promettente e conservatore sul piano fiscale. Persino Standard&Poor's ha promosso di un gradino il rating di Atene (a BB-) con outlook positivo sulle speranze che il nuovo governo di centro-destra continui a implementare le riforme economiche, nonché intravedendo minori rischi di un ritorno ai controlli dei capitali. Entro un anno i titoli di Stato ellenici potrebbero essere nuovamente promossi, per poi puntare con un altro salto alla soglia dei titoli investment grade. Non è poco per un Paese passato dai 3.000 punti di spread con la Germania raggiunti nel 2011 a meno di 160, mentre l'Italia è passata da 570 a 145, il Portogallo da 1.200 a 58, la Spagna da 480 a 64 e l'Irlanda da 700 a 38.
Da parte sua, l'Italia difende la posizione tra i titoli investment grade a due gradini dalla soglia critica, ma l'outlook rimane negativo per Standard&Poor's. Lo choc delle elezioni in Umbria ha improvvisamente ampliato l'incertezza politica percepita dagli investitori. E anche le previsioni Ue sul Pil non sono incoraggianti.
Tutto ciò è vero. I miglioramenti finanziari della Grecia giustificano il riposizionamento delle banche greche sui bond ellenici, ma anche degli investitori esteri come dimostrano i dati sugli afflussi di capitale. Ma non si può dimenticare che ci sono differenze profonde tra la Grecia e l'Italia, non soltanto per la dimensione dell'economia, e per le differenze nel rapporto sul debito/Pil. Va ricordato anche quasi tutti i 2.460 miliardi di debito italiano sono in circolazione mentre su un debito di circa 400 miliardi di Atene, soltanto 71 miliardi sono effettivamente negoziabili (il resto è congelato nel Fondo Salva-Stati) e solo 30 miliardi (nemmeno il 2% di quello italiano) sono disponibili per le negoziazioni. In resto è immobilizzato in banche e assicurazioni greche. Anche questo rende il paragone tra Italia e Grecia alquanto ardito.
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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