Sparò al ladro, il pm chiede 5 anni

Sabato 4 Novembre 2017
Sparò al ladro, il pm chiede 5 anni
IL CASO
PADOVA Cinque anni e due mesi di reclusione: è questa la richiesta del pubblico ministero Emma Ferrero per Walter Onichini, il macellaio di 37 anni di Legnaro in provincia di Padova, accusato di tentato omicidio per avere sparato a uno dei ladri entrati in casa sua il 22 luglio del 2013. E poi ieri, davanti al tribunale del Collegiale, l'avvocato di parte civile ha chiesto come risarcimento danni per il bandito Elson Ndreca, un indennizzo di 324 mila euro.
«HO VENDUTO TUTTO»
Quella notte uno dei due colpi sparati da Onichini, lo ha preso all'addome e l'albanese ha subito l'asportazione della milza. Condannato per quell'assalto in abitazione a tre anni e otto mesi, adesso è latitante. «Da quel giorno non mi sono più ripreso, sono sotto choc. Ho venduto tutto per pagare le spese legali, per difendermi. Ho cambiato lavoro, casa e non abito più in provincia di Padova, ma sono rimasto nel Veneto». Sono le prime parole di Onichini al termine dell'udienza. Parenti e amici gli hanno portato in aula la loro solidarietà, la moglie Sara Scolaro lo ha baciato e abbracciato. «Mia moglie da quella notte non vuole più stare da sola in casa. Quando dobbiamo aprire le finestre per cambiare l'aria, abbiamo paura. I complici di Ndreca non sono mai stati catturati, sono liberi».
Il magistrato, nella sua requisitoria durata un paio d'ore, ha dichiarato come Onichini abbia agito nel tentativo di uccidere, «Abile com'è nel tiro al piattello dove colpisce anche bersagli in movimento». Per il pubblico ministero il macellaio di Legnaro non ha sparato per legittima difesa, perché in quel momento né lui e né la sua famiglia erano in pericolo. Ma Onichini ha sempre respinto questa accusa e lo ha fatto anche ieri. «Temevo per la sorte di mio figlio. Aveva 20 mesi e aveva un problema alla valvola dello stomaco. Ogni notte lo sentivo piangere, quella notte invece no. Credevo lo avessero preso i banditi e poi ho sparato solo per spaventare, non per fare del male».
LA SOLIDARIETÀ
A sostenere la battaglia legale di Onichini, all'esterno del palazzo di Giustizia, c'erano gli indipendentisti veneti circa cinquanta. Il loro leader Michele Favero ha definito il macellaio di Legnaro una vittima dello Stato. «Lo Stato lo ha abbandonato. È costretto a difendersi da un criminale ricercato in tutta Europa, che dopo avere tentato una rapina in casa sua, mettendo in serio pericolo la sua famiglia, ora cerca un indennizzo per infortunio sul lavoro da 324 mila euro. I padri di famiglia li vogliamo vedere accanto ai loro figli, in galera ci devono stare i criminali».
Ma a portare solidarietà in questi anni al macellaio di Legnaro, c'è stato anche Franco Birolo. Il tabaccaio di Civè di Correzzola, in provincia di Padova, che la notte tra il 25 e il 26 aprile del 2012 ha sparato e ucciso il ladro entrato nel suo negozio. In Appello è stato assolto, ma per difendersi ha speso decine e decine di migliaia di euro. In paese dicono che abbia venduto tutto per sborsare quasi 60 mila euro. «Birolo l'ho sentito spesso - ha ricordato Onichini - e con lui mi sono scambiato alcuni consigli tecnici e ci siamo dati una mano, perché anche lui ha sofferto come sto soffrendo io oggi». La sentenza è stata fissata per il 18 dicembre. L'avvocato del macellaio, il legale Ernesto De Toni, ha chiesto l'assoluzione del suo assistito e ha puntato il dito contro la richiesta di risarcimento danni. «Confido nei giudici, perché chi ha chiesto 324 mila euro è un bandito ricercato in tutta Europa e ora latitante. Ogni mese porta a casa tremila euro frutto di azioni illegali come i furti».
Marco Aldighieri
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