Ricoveri oltre quota 900 e scatta il livello giallo: riaprono i Covid-hospital

Sabato 31 Ottobre 2020
IL PROVVEDIMENTO
VENEZIA Siamo diventati gialli. Stavamo bene in estate quando, con il caldo, il sole e i raggi ultravioletti, pensavamo di averla sfangata ed erano i tempi in cui i giovani, tanto elogiati durante il lockdown per i loro comportamenti ligi alle regole, si erano sfogati con gli aperitivi in spiaggia, i balli nei (pochi) giorni di apertura delle discoteche e gli sballi nelle feste private. Ci avevano classificati verdi ed eravamo convinti di avercela fatta. Poi siamo diventati celesti, ma non ci siamo preoccupati. Finché, riaperte le scuole, con i treni locali e le corriere tornati ad essere scatole di sardine, la curva dei contagi si è impennata. Ma, ancora, con 56 ricoverati positivi in terapia intensiva e altri 10 intubati pur negativi, ci sentivamo tranquilli. Era il 20 ottobre. Dieci giorni dopo i pazienti positivi in rianimazione sono saliti a 122 e quelli nei cosiddetti reparti non gravi sono diventati 905. Quattro in più della soglia consentita. Ed è così che ci siamo scoperti gialli. Nel semaforo pensato dalla Regione Veneto per classificare i vari stadi di emergenza della pandemia, adesso siamo nella terza fascia su un totale di cinque. Significa che saranno attivati i dieci Covid Hospital. Per un cittadino qualunque, i riflessi si faranno sentire, a meno che non sia sano come un pesce. Aveva una visita specialistica programmata? Sospesa. Un intervento chirurgico previsto da tempo? Dovrà aspettare. Ha bisogno di una cura? Dovrà andare in un altro ospedale. Solo i punti nascita saranno mantenuti.
L'ANNUNCIO
«Stiamo preparando i 10 Covid center, non ci sono alternative, ci stiamo arrivando con i numeri. Si va verso la sospensione delle attività ambulatoriali, le urgenze però saranno garantite», ha detto il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia. «Da noi l'emergenza sanitaria è iniziata il 21 febbraio. Il 13 marzo avevamo 111 ricoverati in terapia intensiva. Il picco l'abbiamo avuto il 29 marzo con 356 ricoverati in rianimazione. Cioè un mese e una manciata di giorni dopo». I 111 ricoverati di ieri mattina facevano ben sperare? «Non sto dicendo che vada tutto bene. Anzi, siamo preoccupati», ha detto Zaia. Il semaforo illustrato dieci giorni fa è chiaro: quando i pazienti in terapia intensiva sono tra 151 e 250 scatta la fase tre, gialla. Idem se i ricoverati in area non critica superano la soglia di 901. E allora si aprono i dieci Covid Hospital, da Belluno a Trecenta. «Magari potessimo mandare i pazienti ovunque - ha aggiunto il governatore - ma sono soggetti altamente infettanti, per cui vanno isolati dagli altri. Stiamo attrezzando le strutture dei Covid center per far sì che siano punti di riferimento provinciale. Avremo un hub per l'attività ordinaria provinciale e poi ci sarà un hub provinciale per il Covid. Non abbiamo alternative».
Al momento Zaia esclude di ospitare in Veneto pazienti provenienti da altre Regioni: «No, decisamente». Ma il piano nelle mille terapie - 1.016 per la precisione - è pronto per essere attuato: «Mancavano 150 respiratori da montare, ora sono pronti. Ricordo che la punta massima nella prima ondata era di 356 posti occupati, ovviamente più 200 malati ordinari. Sono sostanzialmente letti di semintensiva che hanno attaccata la tecnologia per commutarli in intensiva, in caso di peggioramento del paziente».
LA RIAPERTURA
Oltre ai 10 Covid Hospital, ieri la Regione del Veneto ha disposto la riapertura di 5 ospedali chiusi da tempo. Il provvedimento era stato assunto già la scorsa primavera, anche se poi non c'era stata la necessità di utilizzare sul serio quelle strutture. Si tratta degli ex ospedali di Valdobbiadene, Bovolone, Isola della Scala, Monselice e Noale che affianca Zevio, quest'ultimo usato per ospitare gli anziani di una casa di riposo danneggiata da un incendio. In tutto - ha detto l'assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin - si tratta di 740 posti letto che potranno essere utilizzati in caso di necessità. La Protezione civile, ha aggiunto Zaia, ora dovrà occuparsi della pulizia dei locali. «Se serve, li attiveremo. Diciamo che è la nostra Fiera», ha detto il governatore riferendosi all'ospedale di emergenza di Milano.
COPRIFUOCO
Ma perché la situazione è peggiorata? «Le curve si sono mosse dopo l'apertura delle scuole», ha detto Zaia ricordando di aver suggerito sin da subito di attivare la didattica a distanza. Dobbiamo aspettarci un nuovo lockdown? «Mi sembra di capire che qualche novità ci sarà, nel weekend c'è sempre qualche sorpresa, più che altro dei coprifuoco come vengono adottati in Belgio e Francia. Ma al momento - ha detto Zaia - non abbiamo nessuna informazione di misure nazionali».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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