Refosco (Cisl): «Carraro ingeneroso: in Veneto 900mila addetti al lavoro»

Venerdì 27 Marzo 2020
IL SINDACALISTA
VENEZIA «Prima si riducono gli spazi di contatto sociale, prima si ferma l'epidemia e riparte l'economia».
Il leader della Cisl del Veneto Gianfranco Refosco risponde deciso alle critiche del presidente della Confindustria regionale Enrico Carraro che si sentiva tradito dal mancato coinvolgimento delle imprese nella nuova stretta alle attività decisa dal governo di concerto con i sindacati. «La sua presa di posizione non è utile né ai lavoratori né alle imprese - attacca il leader del più importante sindacato veneto con oltre 411mila iscritti -. È vero, avevamo fatto un accordo in regione per gestire la sicurezza nelle fabbriche ma poi la crisi da coronavirus è precipitata, l'aumento giornaliero dei ricoverati e dei morti ci ha portato a chiedere la riduzione degli spostamenti al governo per limitare i rischi per i lavoratori, e questo seguendo anche le indicazioni scientifiche. Possiamo avere anche aziende che sono organizzate benissimo al loro interno, ma andare al lavoro con mezzi pubblici o privati espone le persone a un grosso rischio di contagio, tanto è vero che anche le passeggiate sono vietate».
Dunque siete soddisfatti dal nuovo decreto?
«Le modifiche al decreto sono positive. Le critiche di Carraro sono ingenerose. Ricordo che ci sono ancora 800-900mila persone in Veneto che continueranno a lavorare nelle industrie essenziali. L'accordo regionale che abbiamo firmato con grande senso di responsabilità di tutti è importante e ancora valido. Invece di fare polemiche è meglio rimboccarsi le maniche».
Il presidente di Confindustria Veneto teme che dopo lo stop che coinvolge anche il suo gruppo delle macchine agricole sarà dura riprendere le attività come prima, che non ci sono risorse per tutti, per la cig, le aziende, i disoccupati.
«Dobbiamo pretendere che ci siano le risorse per permettere alle aziende di superare l'emergenza e riprendere l'attività. E dobbiamo garantire il reddito dei lavoratori con gli ammortizzatori sociali. Non sappiamo quanto durerà questa crisi, ma anziché dare messaggi negativi bisogna essere positivi. Prepariamoci insieme per il dopo».
Come?
«Facciamo un nuovo patto per il futuro e l'innovazione in Veneto. Per esempio utilizziamo queste due settimane, un mese di quarantena, o quel che sarà, per avviare un percorso di formazione a distanza delle persone per ripartire al meglio dopo. Usciremo da questa crisi molto diversi, avremo imprese più dinamiche, ma non potremo farlo con le contrapposizioni».
Già però ci sono casi singolari: perché Safilo è aperta e Luxottica no malgrado lavorino nello stesso settore, l'occhialeria?
«Chiaro che molte imprese come Luxottica hanno preso delle decisioni improntate alla prudenza per evitare anche comportamenti irrazionali e mantenere una coesione sociale. Nessuno aveva gli attrezzi pronti per affrontare questa crisi, però oggi ci siamo dentro e il modo migliore per affrontarla è quello di costruire percorsi condivisi».
Però avete denunciato pressioni di imprese anche venete per cambiare i codici in modo da mantenerle attive.
«In Veneto abbiamo, come dappertutto, imprese serie che hanno riorganizzato il lavoro per garantire la sicurezza come ha fatto anche la Carraro. E i furbetti che dopo il decreto di domenica scorsa stavano andando in Camera di Commercio per cambiare il codice Ateco. Queste cose devono essere controllate e stroncate».
Il presidente degli industriali teme che chiudendo si possano favorire i concorrenti stranieri: la Cina è già ripartita.
«Vedo che anche all'estero si stanno pian piano adottando provvedimenti come quelli italiani. Questa non è più una questione veneta, lombarda, ma globale. Mi sembra che oggi la priorità sia quella di uscire il meglio possibile dalla crisi. Impariamo dagli errori che tutti abbiamo fatto sottovalutando il problema: è meglio fermarsi prima di trovarsi in una situazione più grave e con un'epidemia che rischia di durare di più».
Maurizio Crema
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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