IL SONDAGGIO
Le primarie dei Cinquestelle hanno focalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica. Le divisioni interne, le polemiche, le difficoltà della piattaforma Rousseau e l'impressione di un risultato scontato, hanno alimentato critiche e dubbi sull'evento pentastellato. Solo il 21% degli italiani, infatti, ritiene le primarie di questo partito credibili, mentre il 68% boccia il modello telematico d'incoronazione del candidato premier. Tra gli elettori grillini il dato s'inverte, ma non mancano ombre e critiche. Per la maggioranza della base elettorale (63%) le primarie sono attendibili (anche se il «molto credibili» si ferma al 25%), mentre emerge un discreto zoccolo critico pari al 35%.
ROUSSEAU SOTTO ACCUSA
A generare fastidi e perplessità sono, innanzitutto, due fattori: il metodo telematico (criticato dal 36% degli elettori grillini) e la composizione della rosa dei potenziali candidati (32% di critici). In entrambi i casi, la strada imboccata dal movimento è apparsa, a un terzo di elettori pentastellati, inadeguata a rappresentare le diverse anime del movimento. I segnali che emergono dalle primarie confermano il quadro che, negli ultimi mesi, si è andato delineando intorno ai Cinquestelle: stallo nei consensi (da tempo tra il 26% e il 28%) e sottile deperimento dell'immagine (solo il 14% degli italiani ha migliorato il proprio giudizio su M5s, mentre il 46% lo ha peggiorato). Un segnale di deterioramento che penetra anche tra le fila grilline, con un 19% di delusi, rintracciabili soprattutto tra le fila dei ceti medio bassi, tra i residenti del Nord e tra i trenta-quarantenni della Generazione X. A sospingere il processo d'indebolimento dell'immagine dei M5s è la sensazione, più o meno diffusa, di una lenta omologazione agli altri partiti. Una percezione che coinvolge il 61% degli italiani e lambisce il 12% della base elettorale pentastellata.
IL FONDATORE
Se le divisioni, gli scontri, le correnti agevolano l'infragilimento dell'immagine dei Cinquestelle, un ruolo lo svolgono anche Grillo e Davide Casaleggio. Il primo è al centro di diverse sollecitazioni, suddivise fra quanti auspicano un suo maggior impegno politico (42%) e quanti desiderano un ritiro (29%). Il secondo, invece, è escluso da qualunque ruolo attivo in un ipotetico governo pentastellato (69%). Le primarie sono un test sullo stato di salute di un partito. I dati emersi dalla ricerca mostrano un partito forte, che ha perso, però, la capacità attrattiva iniziale e sta mostrando chiare difficoltà a valicare gli attuali livelli di consenso. L'affresco complessivo, quindi, non è certo di crisi del movimento, ma neanche di ottima salute. I Cinquestelle sono forti, ma hanno perso mordente. Almeno per ora.
Enzo Risso
Direttore scientifico Swg
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le primarie dei Cinquestelle hanno focalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica. Le divisioni interne, le polemiche, le difficoltà della piattaforma Rousseau e l'impressione di un risultato scontato, hanno alimentato critiche e dubbi sull'evento pentastellato. Solo il 21% degli italiani, infatti, ritiene le primarie di questo partito credibili, mentre il 68% boccia il modello telematico d'incoronazione del candidato premier. Tra gli elettori grillini il dato s'inverte, ma non mancano ombre e critiche. Per la maggioranza della base elettorale (63%) le primarie sono attendibili (anche se il «molto credibili» si ferma al 25%), mentre emerge un discreto zoccolo critico pari al 35%.
ROUSSEAU SOTTO ACCUSA
A generare fastidi e perplessità sono, innanzitutto, due fattori: il metodo telematico (criticato dal 36% degli elettori grillini) e la composizione della rosa dei potenziali candidati (32% di critici). In entrambi i casi, la strada imboccata dal movimento è apparsa, a un terzo di elettori pentastellati, inadeguata a rappresentare le diverse anime del movimento. I segnali che emergono dalle primarie confermano il quadro che, negli ultimi mesi, si è andato delineando intorno ai Cinquestelle: stallo nei consensi (da tempo tra il 26% e il 28%) e sottile deperimento dell'immagine (solo il 14% degli italiani ha migliorato il proprio giudizio su M5s, mentre il 46% lo ha peggiorato). Un segnale di deterioramento che penetra anche tra le fila grilline, con un 19% di delusi, rintracciabili soprattutto tra le fila dei ceti medio bassi, tra i residenti del Nord e tra i trenta-quarantenni della Generazione X. A sospingere il processo d'indebolimento dell'immagine dei M5s è la sensazione, più o meno diffusa, di una lenta omologazione agli altri partiti. Una percezione che coinvolge il 61% degli italiani e lambisce il 12% della base elettorale pentastellata.
IL FONDATORE
Se le divisioni, gli scontri, le correnti agevolano l'infragilimento dell'immagine dei Cinquestelle, un ruolo lo svolgono anche Grillo e Davide Casaleggio. Il primo è al centro di diverse sollecitazioni, suddivise fra quanti auspicano un suo maggior impegno politico (42%) e quanti desiderano un ritiro (29%). Il secondo, invece, è escluso da qualunque ruolo attivo in un ipotetico governo pentastellato (69%). Le primarie sono un test sullo stato di salute di un partito. I dati emersi dalla ricerca mostrano un partito forte, che ha perso, però, la capacità attrattiva iniziale e sta mostrando chiare difficoltà a valicare gli attuali livelli di consenso. L'affresco complessivo, quindi, non è certo di crisi del movimento, ma neanche di ottima salute. I Cinquestelle sono forti, ma hanno perso mordente. Almeno per ora.
Enzo Risso
Direttore scientifico Swg
© RIPRODUZIONE RISERVATA