Opposizione bloccata in aula «Ma le spetterà la Vigilanza»

Venerdì 25 Settembre 2020
LA POLEMICA
VENEZIA Centrosinistra paralizzato dalle inarrivabili soglie per l'esercizio di almeno sei prerogative dell'opposizione? L'asse zaianleghista si pone di traverso a qualsiasi ipotesi di revisione dello statuto del Veneto e del regolamento del Consiglio. L'indicazione politica è emersa dal vertice di ieri pomeriggio alle porte di Treviso, dove il governatore Luca Zaia ha riunito gli eletti nelle sue tre liste, malgrado il Pd con il riconfermato consigliere Andrea Zanoni avesse chiesto un correttivo per «garantire alla minoranza il ruolo che le spetta».
I MARGINI
Nell'incontro al K3 sono stati illustrati, soprattutto ai debuttanti che non conoscono le regole approvate fra il 2012 e il 2015, i margini entro cui potranno agire i 9 rappresentanti di Partito Democratico, Il Veneto che Vogliamo ed Europa Verde. In particolare è stato spiegato che le mozioni di sfiducia nei confronti del presidente o di riserve nei riguardi degli assessori non sono state presentate nemmeno quando i numeri degli oppositori avrebbero permesso il raggiungimento del minimo prescritto e cioè, in quei casi, 10. Inoltre è stato ricordato che nel 2018 la legge regolamentare è stata modificata per assicurare davvero un ruolo di garanzia alla commissione Vigilanza a partire da questa legislatura: «La presidenza della Quarta commissione è affidata ad un componente di opposizione». Infine è stato rammentato che, in merito all'organizzazione dei lavori d'aula, «un quinto dei provvedimenti inseriti nel programma è riservato alle proposte delle minoranze», indipendentemente dalla loro consistenza. Tutte argomentazioni che, secondo il centrodestra, dovrebbero bastare per zittire le istanze di intervento legislativo, che fra l'altro avrebbe bisogno di seguire la procedura rafforzata (e dunque più lunga dell'ordinario), trattandosi di materia statutaria.
LA RAPPRESENTANZA
Zanoni però ha fatto presente che «385mila veneti» non hanno votato per la maggioranza e hanno il diritto di essere adeguatamente rappresentati. «Indipendentemente dal margine di vittoria e dal premio di maggioranza ha dichiarato chi sta all'opposizione deve sempre avere la garanzia di poter svolgere in maniera adeguata il proprio ruolo. Avevamo denunciato a suo tempo i pericoli della legge elettorale e, purtroppo, abbiamo avuto ragione».
In ogni caso il dem ha auspicato che, a proposito dello statuto regionale attualmente vigente, venga colmata una lacuna. «L'unico strumento rimasto sulla carta, a distanza di otto anni dall'approvazione in Consiglio, è la Commissione di garanzia statutaria ha affermato che è esplicitamente prevista. A settembre 2018 è stato depositato il progetto di legge di cui sono primo firmatario, sottoscritto da Pd, Civica per il Veneto, Leu e IiC, ma la maggioranza non ha ritenuto di doverlo portare in aula, lasciandolo chiuso nei cassetti. Perché questa contrarietà all'istituzione di una squadra super partes composta da tre giuristi che possa fornire al Consiglio dei pareri in caso di controversie non condizionati dall'appartenenza partitica? Non ci arrendiamo e sarà una delle prime proposte che come Pd presenteremo nella prossima legislatura, insieme alla richiesta di rendere pubbliche le sedute delle commissioni consiliari, con la possibilità di seguirle in streaming». Nell'arsenale politico dell'opposizione, comunque, restano gli strumenti dell'attività ispettiva. «Non faremo sconti ha promesso Zanoni utilizzando le armi a disposizione in Consiglio, come le interrogazioni, e fuori, continuando a incontrare i cittadini come ho fatto negli ultimi cinque anni, ascoltando i loro problemi e portando alla luce le troppe e spesso nascoste lacune delle politiche leghiste. Posso assicurare che daremo filo da torcere alla maggioranza e le faremo vedere i sorci verdi, nonostante i numeri a Palazzo Ferro Fini». (a.pe.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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