Non voleva provocare l'incidente: solo 3 anni per lo schianto fatale

Giovedì 7 Ottobre 2021
Non voleva provocare l'incidente: solo 3 anni per lo schianto fatale
LA SENTENZA
TREVISO Quella sterzata fatale, che spezzò una vita e ne mise a repentaglio altre due, non fu volontaria. Per questo Christian Barzan, 23 anni, è stato condannato in rito abbreviato a tre anni e tre mesi per omicidio stradale: un'imputazione che riqualifica le accuse ben più pesanti di omicidio volontario e duplice tentato omicidio. Assolto invece per violenza sessuale e stalking nei confronti della ex fidanzata, in macchina con lui la sera dell'incidente. È la sentenza emessa ieri pomeriggio dal giudice del Tribunale di Treviso Piera De Stefani, al termine del processo che ha visto alla sbarra lo studente di Quinto di Treviso.
L'INCIDENTE
La notte del 7 giugno 2019 a Povegliano, mentre era al volante della sua Alfa Mito insieme a Giorgia Biglieri (ex fidanzata nonché accusatrice), il giovane si schiantò contro una Toyota Yaris. Nell'incidente perse la vita la passeggera Giuseppina Lo Brutto, 62 anni, mentre il marito Flavio Cagnato aveva riportato gravi ferite. Barzan, ieri presente in aula per la lettura della sentenza, era accusato di aver provocato volontariamente lo schianto: un gesto deliberato al culmine di un litigio in macchina con la ex fidanzata.
La pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Daniela Brunetti, aveva chiesto undici anni per i reati di omicidio volontario, duplice tentato omicidio (quello del marito della Lo Brutto, Flavio Cagnato, e della ex fidanzata Giorgia) e stalking nei confronti della ragazza. Per quanto riguarda la violenza sessuale, la Procura aveva chiesto invece l'assoluzione per insufficienza di prove.
Una tesi accusatoria che però è stata smontata pezzo dopo pezzo dalla difesa, affidata all'avvocato Fabio Crea. A uscire in qualche modo sconfitta è anche Giorgia Biglieri visto che la sua versione dei fatti non è stata creduta. La ragazza, che si è costituita parte civile con l'avvocato Rosa Parenti e lo stesso hanno fatto i familiari della vittima assistiti dal legale Laura Mattucci, ha sempre sostenuto che l'incidente è stato un gesto volontario. Durante la sue deposizione ha raccontato di essere stata vittima di stalking e di essere stata costretta la sera stessa a un rapporto non consenziente. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza (depositate in 90 giorni), Fabio Crea, il legale dell'imputato, annuncia già il ricorso in appello. E la famiglia Barzan tira un sospiro di sollievo: la tensione si scioglie nel lungo abbraccio tra padre e figlio subito dopo la lettura della sentenza. «Sin dall'inizio dovevo essere io il mostro di questa storia, ma non ho mai avuto dubbi che la verità sarebbe uscita - dice Christian -. Spero che la famiglia della vittima, a cui rinnovo le mie scuse, possa capire e, se possibile, a perdonare».
Maria Elena Pattaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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