Mantoan: «Dalla Cina il siero antinfluenzale atteso dalle farmacie»

Martedì 29 Settembre 2020
LA CAMPAGNA
VENEZIA Se l'Italia vorrà assicurare il vaccino antinfluenzale a tutti, cioè anche a chi non rientra fra le categorie a rischio che lo ottengono gratuitamente, dovrà comprarlo dalla Cina. «Bisogna importarlo da lì, perché ormai il mercato europeo e americano è saturo», spiega il vicentino Domenico Mantoan nella veste di presidente dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco che sta lavorando proprio alla certificazione del siero asiatico. Un tema sentito anche in Veneto e Friuli Venezia Giulia, che pur rientrando nella dozzina di Regioni capaci di accaparrarsi per tempo i quantitativi destinati ai soggetti vulnerabili, al momento patiscono la carenza di offerta nelle farmacie.
L'OBIETTIVO
Attualmente la disponibilità nazionale è di 17.866.550 unità, acquistate dalle Regioni sulla spinta della circolare con cui il ministero della Salute il 4 giugno raccomandava il potenziamento e l'anticipo della campagna stagionale, in un autunno-inverno in cui circolerà ancora il Coronavirus, «per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra Covid-19 e influenza». Così già una settimana dopo il Veneto annunciava l'aggiudicazione della gara, espletata da Azienda Zero, per l'acquisto di 1.306.830 dosi (incrementabili fino a 1.567.000), contro le 864.740 dell'anno precedente e con una spesa di 8.304. 037 euro. Numeri in grado di garantire il superamento del nuovo obiettivo di copertura nazionale, salito al 75%, ma declinato in chiave regionale secondo soglie ancora più ambiziose, come l'80% fra i sanitari e il 90% fra gli ospiti delle case di riposo.
Anche il Friuli Venezia Giulia, comprandone 346.600 confezioni, è riuscito nell'intento di garantire il siero all'ampliato elenco di pazienti fragili verso cui la vaccinazione «è raccomandata e offerta attivamente e gratuitamente»: non più solo ai malati di patologie gravi o croniche e agli ultra 65enni, ma a tutti già dai 60 anni, ai bambini dai 6 mesi ai 6 anni, agli «addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo» e a generiche categorie di lavoratori «particolarmente esposti per attività svolta».
IL PROBLEMA
Un giovane adulto in buona salute, che intenda comunque immunizzarsi, deve invece pagarsi la dose e farsela iniettare dal medico di base. Il problema è che, allo stato attuale, in tutte le farmacie d'Italia non ne arriveranno più di 250.000, di cui 49.712 in Veneto e 5.218 in Friuli Venezia Giulia, secondo l'accordo stretto in Conferenza Stato-Regioni per cui queste ultime cedono ai privati l'1,5% delle loro riserve. «Un primo passo verso la risoluzione della problematica, ma assolutamente insufficiente al fabbisogno», lamenta Federfarma (accusata da ambienti ministeriali di voler curare «un business»), che a livello veneto ricorda con il presidente Andrea Bellon come siano 1.500 le farmacie in attesa di consegne.
Perciò la Fondazione Gimbe, autrice di uno studio sulla questione, propone con il numero uno Nino Cartabellotta «meccanismi di solidarietà tra Regioni», «approvvigionamenti diretti del ministero tramite circuiti internazionali» e «un'adeguata organizzazione regionale con tempestiva chiamata attiva delle fasce a rischio, così da rilasciare in tempo utile alle farmacie le dosi non utilizzate».
LA SOLUZIONE
Il governatore veneto Luca Zaia e l'assessore regionale Manuela Lanzarin assicurano impegno: «Siamo stati i primi in Italia ad aggiudicarci la fornitura, ora stiamo lavorando con l'Aifa per trovare una soluzione con cui sostenere le farmacie». Conferma il presidente Mantoan, direttore generale uscente della Sanità in Veneto: «L'aumento della quota di soggetti per cui la vaccinazione è consigliata e l'incremento della percentuale di copertura da raggiungere hanno determinato una crescita del fabbisogno che ha saturato il mercato, dominato da tre produttori europei e americani. Ora stiamo lavorando per la certificazione del vaccino che bisogna importare dalla Cina. I tempi? Sono procedure complesse. Potrebbe comunque darsi che, alla fine, i 17 milioni bastino a soddisfare una domanda che resta volontaria».
In ogni caso, i medici di famiglia si preparano a reggere l'urto, promette Domenico Crisarà, segretario veneto della Fimmg: «Appena ci arrivano le dosi, verosimilmente a metà ottobre, noi partiamo. Da luglio ci stiamo confrontando con i Comuni per reperire spazi pubblici, eventualmente anche nelle tende della Protezione civile, per garantire il distanziamento ai colleghi che malgrado la prenotazione non hanno ambulatori abbastanza grandi».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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