Ma Olanda e i falchi del Nord tirano il freno pronti a stringere sui vincoli all'erogazione

Giovedì 28 Maggio 2020
IL FOCUS
BRUXELLES Adesso scatta la corsa contro il tempo. Non si ha davvero idea di quanto ne occorrerà per trovare la quadra nel negoziato su fondo per la ripresa e bilancio 2021-2027. La cancelliera Merkel accredita l'idea che a luglio i capi di stato e di governo dovranno riunirsi di nuovo, il 18-19 giugno sarà solo un primo assaggio. Il presidente Ue Michel dice che un accordo va trovato entro luglio. Von der Leyen non sembra convinta si possa fare in fretta: «Giusto chiedere che si agisca prima della fine dell'anno».
LA TRATTATIVA
Difficile dunque che basti un mese o poco più per avviare la più grande operazione finanziaria che la Commissione abbia mai lanciato per conto della Ue. Certo non sarà tutto in un colpo, tuttavia i mercati vanno ben preparati. Ma ci sono anche evidenti implicazioni politiche: sale di intensità il grado di condivisione dei rischi economici e salirà anche quello del coordinamento delle politiche nazionali, cosa che può suonare indigesta a qualcuno. Indica una fonte olandese: «I negoziati richiedono tempo». Tuttavia se tutto andrà liscio è possibile che negli ultimi mesi dell'anno i primi «assegni» possano essere staccati. Potrebbero essere più rapida l'anticipazione delle risorse da usare quest'anno attraverso il bilancio Ue 2020, 11, 5 miliardi, anche se non è granché. Può muoversi celermente la Banca europea degli investimenti con lo strumento per facilitare la partecipazione privata a imprese sane in crisi di liquidità specie nei paesi a corto di fondi per aiuti pubblici perché troppo indebitati (Italia in primo luogo).
Il negoziato è complicato perché non c'è solo da tenere conto di quanto ripartito dai nuovi strumenti anticrisi, il fondo da 560 miliardi di cui 310 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto e 250 miliardi in prestiti a tassi bassi e rimborsabili nel lungo periodo: si scateneranno i classici litigi sulle poste del bilancio Ue. Sul primo va notato che per accorciare la distanza tra prestiti e sussidi onde ridurre l'irritazione di Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, von der Leyen ha limitato la dotazione del Recovery Fund per dare meno nell'occhio incanalando una quota di sussidi altrove. Ai parlamentari europei, ha ricordato che «gli Stati frugali vogliono un bilancio moderno e il 60% di questa proposta è indirizzata a politiche nuove, chiedono di collegare i sussidi alle riforme nel quadro del semestre europeo di sorveglianza economica e così sarà, non ci sarà mutualizzazione del debito perché il meccanismo, fondato su garanzie degli stati, è legato al bilancio Ue che ha regole chiare».
Il confronto procederà su piani intrecciati: cifre complessive del nuovo pacchetto, prestiti/sussidi e ripartizione, ammontare del bilancio Ue, ripartizione delle poste. Difficile anticipare chi guadagnerà di più alla fine. Abbandonati dalla Germania, i «frugali» si rifugiano all'Est difendendolo a spada tratta: in molte capitali si teme di uscire in perdita rispetto a quanto avrebbero potuto avere prima (prima del coronavirus dal quale sono stati meno colpiti dell'Ovest).
LA PROCEDURA
Quanto alle condizioni per gli aiuti, se ne valuterà l'intensità solo più avanti. Due principi però sono chiari. Il primo è che i finanziamenti sono per investimenti e riforme, che devono essere «allineati alle priorità europee». Centro di tutto riconversione verde ed economia digitale. Le riforme sono quelle «che rendono gli stati più capaci di reagire agli shock». L'obiettivo è aiutare gli stati a fronteggiare le sfide economiche e sociali che risultano più critiche in una crisi, in varie aree: sociale, occupazione, qualificazione dei cittadini, ricerca, innovazione, sanità, ambiente, amministrazione pubblica, settore finanziario». Come dire, tutto. Il secondo principio è che i governi dovranno sottoporre a Bruxelles «piani di ripresa e resilienza» con le priorità di investimento e riforma, le richieste di finanziamento. I fondi saranno forniti a più riprese «a seconda dei progressi fatti sulla base di parametri di riferimento definiti». Non ci sono riferimenti alle politiche di bilancio (le regole Ue resteranno congelate almeno per tutto il 2020), tuttavia è evidente che si tratterà di un processo concordato non di un solitario utilizzo di risorse che provengono da un pozzo comune. D'altra parte, tutto ciò che passa per il bilancio Ue è deciso, processato e controllato sia a livello politico che a livello contabile.
A.P.S
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
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