Le tolgono la figlia: mamma si dà fuoco davanti al tribunale

Martedì 21 Gennaio 2020
IL CASO
MESTRE Da via Forte Marghera alla sede della procura dei Minori, a metà di via Bissa, sono poco più di duecento metri. Lei, 49enne marocchina, li ha percorsi a piedi, con una tanica di benzina da cinque litri in una mano e un cartello con la foto della figlia e dell'ex compagno nell'altra. Una passeggiata verso la morte in cui pensieri sono stati inghiottiti dalla rabbia, dalla depressione e dal senso di vuoto creato da quel male oscuro che, negli anni, le aveva annebbiato la ragione. La maggior parte delle persone, probabilmente, metro dopo metro, avrebbe cambiato idea lungo il tragitto. Lei no. È arrivata davanti al palazzo di giustizia, ha posizionato la foto a pochi metri dall'ingresso, ha gridato contro il personale annunciando ciò che avrebbe fatto. Non era una minaccia per attirare l'attenzione: si è rovesciata addosso il combustibile e si è data fuoco. Una fiammata e le urla, gli estintori del personale di guardia svuotati in pochi secondi per spegnere l'incendio di quella torcia umana. La cronaca di questa mattinata di follia a Mestre si esaurisce qui. Dalla lotta giudiziaria per riavere l'affidamento della figlia a quella per la vita, nel reparto grandi ustionati di Padova.
IL CASO
La donna è madre di una bambina di 8 anni. Un caso seguito da tempo dai servizi sociali e dalla giustizia minorile «che negli anni - spiega la presidente del tribunale dei minori Maria Teresa Rossi - aveva portato a numerosi interventi di supporto alla genitorialità». Non è una situazione facile, quella di questa coppia. Dalla loro relazione clandestina era nata una bambina, il padre non l'aveva riconosciuta (almeno inizialmente) ed erano scattate le diatribe, principalmente per i soldi. L'uomo, che è più vecchio di lei, un ex dirigente in pensione del Trevigiano, l'aveva denunciata più volte per stalking. Dopo una verifica sulla capacità genitoriali dei due, l'autorità giudiziaria aveva deciso di «dare alla figlia le cure morali e materiali di cui ha bisogno per la crescita equilibrata». Per farlo, però, il giudice aveva deciso di allontanarla dalla madre. La donna, infatti, come sottolinea la presidente del tribunale, «soffre di disturbi di personalità», è seguita da uno psichiatra e la stessa bambina è spaventata all'idea di stare con lei. Per questo motivo era stata affidata a una comunità protetta di Vicenza, e per lei era stata avviata una pratica per l'adozione.
Ieri mattina, poco prima delle 11, la donna si è presentata in cancelleria chiedendo di parlare con il magistrato titolare del suo fascicolo. Poi ha chiesto di avere una copia degli atti ma prima che il personale potesse esaudire la sua richiesta, la 49enne era scomparsa. La donna era uscita per tornare all'auto, dove probabilmente nascondeva la tanica di benzina. Cinquanta minuti più tardi, si è presentata davanti al piazzale con il liquido infiammabile e un cartello. «Un tipo di padre che ha violentato l'infanzia della sua bambina e ha fatto il più possibile per allontanare la piccola in una comunità di Vicenza. Che vergogna».
LE FIAMME
Le guardie giurate della vigilanza del tribunale non ci hanno messo molto a vederla arrivare. La donna ha fatto capire subito quali fossero le sue intenzioni: «Mi do fuoco, basta». «Abbiamo cercato di farla desistere - raccontano i vigilantes, ancora sotto choc - abbiamo cercato di convincerla ma non c'è stato niente da fare. È stata una questione di attimi, pochi secondi. Una scena che non dimenticheremo mai». Pochi secondi in cui la donna è riuscita a rovesciarsi addosso gran parte della tanica e ad accendere l'accendino. Una vampata, una luce, e le grida di dolore. Il personale del tribunale è corso a prendere due estintori e una coperta: le fiamme, però, nel frattempo avevano fatto dei danni enormi. La donna è stata soccorsa dagli uomini del Suem che l'hanno portata in ospedale a Mestre in condizioni gravissime. Data la profondità e l'estensione di quelle ustioni, si è deciso di trasferirla a Padova, al reparto Grandi ustionati. La 49enne ha riportato ustioni di secondo e terzo grado sul 50 per cento del corpo e, al momento, è in prognosi riservata. Il suo quadro clinico è estremamente critico. I medici dell'ospedale della città del Santo non si sbilanciano, servirà del tempo per capire la sua reazione alle prime cure. Nel frattempo, la donna è stata stabilizzata per evitare complicazioni, soprattutto a livello respiratorio.
INDAGINI
La polizia, con la squadra volanti della questura di Venezia e gli uomini della scientifica, hanno recintato il perimetro del piazzale, sequestrato la tanica e il cartello e classificato ogni reperto utile. Sulla dinamica dell'accaduto sembrano esserci pochi dubbi, ma ovviamente il magistrato di turno dovrà essere informato sull'accaduto. La bimba non sa ancora nulla di quello che è successo alla madre. Spetterà agli psicologi e al personale della comunità di accoglienza scegliere modi e tempi per affrontare l'argomento.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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