LE ACCUSE
VENEZIA Dagli atti dell'inchiesta emerge la «freddezza e capacità

Sabato 10 Novembre 2018
LE ACCUSE
VENEZIA Dagli atti dell'inchiesta emerge la «freddezza e capacità criminale» dei presunti componenti della banda, capaci di organizzare nei minimi dettagli il furto e di tornare per ben tre volte all'interno di palazzo Ducale, rischiando di essere riconosciuti e bloccati.
La circostanza viene evidenziata nell'ordinanza di custodia cautelare, un centinaio di pagine firmate dal gip David Calabria, il quale conclude per la sussistenza di «gravi indizi di colpevolezza» a carico dei sei indagati, i cinque già arrestati in Croazia, e il sesto per il quale la procura dovrà avviare per procedure per un mandato di cattura internazionale in quanto si trova in Serbia.
Tra le imputazioni contestate non vi è l'associazione per delinquere: l'accusa formulata nei confronti dei componenti della banda è di furto e tentato furto aggravati, reati per i quali il codice penale prevede pene che vanno da un minimo di 3 ad un massimo di 10 anni di reclusione. Considerato che nessuno di loro ha precedenti penali in Italia e ipotizzando che possano chiedere qualche rito alternativo, in carcere non sono destinati a restare a lungo.
LA DIFESA
Ieri, i cinque arrestati sono comparsi di fronte al giudice croato, assistiti dai rispettivi difensori locali: tutti hanno respinto gli addebiti, rifiutando di accettare l'estradizione, come loro diritto.
In ogni caso, grazie al Mandato di cattura europeo (Mae), valido anche per la Croazia, le procedure per il loro trasferimento in Italia dovrebbero essere piuttosto rapide in quanto le autorità di Zagabria non sono chiamate ad entrare nel merito delle accuse, dovendo soltanto verificare la regolarità formale degli atti trasmessi dai magistrati italiani in traduzione croata, e accertare che le sanzioni penali previste in Italia per i reati contestati siano compatibili con la legge croata e non violino i diritti degli indagati. Nel giro di poche settimane, insomma, i cinque indagati potrebbero essere trasferiti a Venezia, a disposizione del sostituto procuratore Raffaele Incardona.
Nel frattempo il gip Calabria ha provveduto ieri ad assegnare a ciascun indagato un legale d'ufficio italiano, in modo da non privarli della possibilità di avviate tutte le iniziative difensive ritenute necessarie, tra cui il ricorso al Tribunale del riesame per ottenere la revoca della misura cautelare. Gli avvocati designati sono Mariarosa Cozza, Giacomo Rosso, Giuseppina Boscolo e Marino Ottaviani. Gl.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci