LA TRATTATIVA
VENEZIA La bozza del dpcm si è materializzata nel cellulare

Venerdì 4 Dicembre 2020
LA TRATTATIVA
VENEZIA La bozza del dpcm si è materializzata nel cellulare di Luca Zaia alle 2.30 di ieri mattina. Per il governatore di una Regione che invoca l'autonomia, quella lettura notturna dev'essere stata peggio di un incubo: il contestuale varo di un decreto-legge sui limiti agli spostamenti, «senza nessun confronto con i territori e senza nessun accenno ai ristori»; il divieto di sconfinamento a Natale, Santo Stefano e Capodanno fra Comuni «che da noi contano mediamente 5.000 abitanti, mica 3 milioni come Roma»; l'incarico ai prefetti di coordinare i trasporti scolastici, «quasi che invece noi fossimo degli incapaci». Quando poi il nuovo giorno ha portato anche le parole della ministra Lucia Azzolina, secondo cui è da «scongiurare l'opportunità di un regionalismo differenziato in materia di istruzione» (replica sarcastica: «Interessante che lo dica una siciliana»), il presidente del Veneto ha creduto davvero di veder aleggiare lo spettro del centralismo: «Trovo scorretto il comportamento del Governo. Ormai l'elaborazione di questi provvedimenti è diventata un cerimoniale di corte. La formula di rito è: Sentite le Regioni. Ma è un po' come chiedere al vicino di casa: dipingo la ringhiera, ti piace il verde? E lui: no. Al che dirgli: beh, lo faccio lo stesso. Nulla di illegittimo, sia chiaro, ma questo non è il modo di fare insieme un percorso, questo testo va rivisto».
I PARENTI
Il sostanziale impedimento al pranzo natalizio fra parenti, anche stretti ma non concittadini, comporta due criticità per Zaia. «La prima spiega è di natura umana: un genitore, magari anziano e solo, non potrà trascorrere il 25 dicembre con suo figlio, quando basterebbe consentire con un'autocertificazione il ricongiungimento familiare, che è la cosa più giustificabile che ci sia. La seconda è che per territori di periferia e di campagna come i nostri c'è un'estrema sperequazione, anche di livello costituzionale, rispetto alle aree metropolitane più estese. Milioni di romani, che sono il doppio degli abitanti del Friuli Venezia Giulia e due terzi di quelli del Veneto, potranno tranquillamente passare dai Parioli a Ostia, mentre noi saremo in semi-lockdown, come se i 150 residenti di Laghi o i 6.000 di Godega di Sant'Urbano corressero più rischi. Non ce l'ho con la Capitale, vale lo stesso per Milano: è la norma non sta in piedi. Quale tecnico ha potuto avallarla dal punto di vista sanitario? Fra l'altro non so chi potrà poi vigilare su tutto questo in quei tre giorni, di certo non noi». Per la cronaca, il sottosegretario dem Achille Variati fa sapere che nell'ultima settimana in Veneto le forze dell'ordine hanno effettuato 24.598 controlli alle persone, elevando 267 sanzioni.
I TRASPORTI E I RISTORI
Ma ora i prefetti, oltre che dell'ordine pubblico, dovranno occuparsi anche del piano dei trasporti in vista della ripresa dell'anno scolastico. «Abbiamo ottimi rapporti con loro precisa il leghista ma vanno fatti intervenire dove le Regioni non sono in grado, senza esautorare i poteri a tutte per raggiungere un'equa condivisione del malessere. Oltretutto il dpcm prevede che, se il tavolo prefettizio non giunge a soluzione, il presidente della Regione emani un'ordinanza. Eora cossa me ne fasso mi del tavoeo prefettissio?». Altro tasto dolente, i ristori, per esempio agli impianti da sci fermi fino all'Epifania: «Non ce n'è traccia, malgrado il decreto-legge sugli spostamenti approvato nottetempo. Non potevano inserire anche quelli?».
L'ORDINANZA
Il senatore centrista Antonio De Poli si accoda: «Il decreto ammazza l'economia locale soprattutto dei piccoli centri». Christian Ferrari, segretario veneto della Cgil, invita invece ad evitare lo scontro: «Questo è il momento dell'unità tra le istituzioni e della responsabilità di tutti». Zaia assicura che non ha alcuna intenzione di impugnare i decreti: «Siamo sempre stati reponsabili. E ora che scriviamo l'impugnativa, sono già passati i venti giorni di efficacia...». Oggi scadrà l'ordinanza regionale e, al netto della situazione epidemiologica (in giornata è atteso anche il verdetto cromatico della cabina di regìa), per ora non sarà rinnovata. Da domani decadranno dunque l'obbligo di stare seduti al bar dalle 15 alle 18, il contingentamento nei negozi basato sui metri quadrati, la chiusura delle botteghe alla domenica. Va però ricordato che resta il divieto di assembramento, tanto che per la prima volta quest'anno salterà pure la tradizionale festa degli auguri a Palazzo Balbi: no distanze, no party.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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