LA PROPOSTA
TREVISO «Auspichiamo quanto prima l'introduzione dell'obbligo

Martedì 26 Gennaio 2021
LA PROPOSTA
TREVISO «Auspichiamo quanto prima l'introduzione dell'obbligo vaccinale per i lavoratori dei nostri Centri di Servizi che ospitano anziani e persone non autosufficienti ad alta necessità assistenziale. Perché, sebbene quasi il 100% degli operatori si sia vaccinato, alcuni ancora si rifiutano di farlo. E per noi è davvero grave». Andrea Angeletti, Presidente AISAP Veneto, l'associazione di residenze per anziani convenzionate che contano oltre 2500 lavoratori, esce allo scoperto e evidenzia quello che, alla lunga, potrebbe diventare un duplice problema: un lavoratore non vaccinato che dovesse contrarre il virus, oltre a essere un potenziale pericolo per tutti, verrebbe trattato dall'Inail come un lavoratore infortunatosi sul lavoro. Per l'AISAP, adesso che il vaccino c'è, si tratterebbe di un controsenso.
NUOVE REGOLE
«Abbiamo proposto un quesito all'Inail per capire se l'Istituto di previdenza, ora che esiste il vaccino, ritenga di confermare la copertura automatica di infortunio Covid anche agli operatori socio-sanitari che abbiano rifiutato la vaccinazione». Angeletti fa il quadro della situazione: «Infermieri, Oss, addetti alle pulizie che operano quotidianamente a contatto con gli ospiti, dovrebbero tutti sottoporsi al vaccino. È la prima cura contro il Covid disponibile per loro e per gli ospiti. Purtroppo questa pandemia ha mostrato che anche a fronte di ogni più rigoroso sistema di prevenzione il Covid, veicolato da soggetti asintomatici, riesce ad insinuarsi ovunque. Nemmeno i tamponi fatti ogni 4 giorni agli operatori sono bastati». Da qui la richiesta di obbligare tutti i lavoratori del settore socio-sanitario alla vaccinazione: «Purtroppo - ammette il presidente - qualcuno che ancora si rifiuta c'è. I medici del lavoro ci dicono che senza una legge che dichiari il vaccino obbligatorio non possono dichiarare inidonei al lavoro i dissenzienti che quindi oggi dovrebbero essere adibiti al lavoro, ma ove contraessero il virus potrebbero rivalersi sull'Inail e quest'ultimo sul datore di lavoro ove ne avesse delle colpe».
IL SINDACATO
Dal fronte sindacale, la posizione è più sfumata. Marta Casarin, segretaria provinciale della Funzione Pubblica Cgil di Treviso, precisa: «Noi non possiamo sostituirci al legislatore chiedendo di imporre qualcosa, però come sindacato riteniamo un dovere collettivo quello di vaccinarsi. Ma, prima che imporre, pensiamo sia più utile formare e informare, anche impegnando risorse economiche. Abbiamo visto, per esperienza diretta, che dove è stata fatta prima una corretta informazione seguita da una formazione, il 90% degli operatori si è regolarmente vaccinato. Il 10% che non l'ha fatto è rappresentato da persone che non hanno potuto farlo per via delle loro condizioni di salute. Imporre, molto spesso, crea delle rigidità poi difficili da superare. Vaccinarsi tutti è un dovere nei confronti della collettività. In attesa che il legislatore decida, informare correttamente la riteniamo la strada migliore».
P. Cal.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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