La profilassi al rallentatore

Sabato 27 Febbraio 2021
IL CASO
ROMA Nella più importante operazione sanitaria della storia della Repubblica il coinvolgimento della Protezione civile, fino ad oggi, è stato quanto meno poco visibile. La campagna vaccinale è partita, sia pure lentamente come nel resto dell'Unione europea. Abbiamo visto le conferenze stampa del commissario Domenico Arcuri, le strategie (o le carenze di strategie) delle varie Regioni. Ma la Protezione civile, che pure ad inizio pandemia era stata mobilitata, è rimasta nell'ombra. Un patrimonio inutilizzato, tenendo conto del prestigio che gode questa istituzione nel nostro Paese.
RUOLO
Angelo Borrelli, capo del dipartimento, che nella prima parte del 2020 ha vissuto da protagonista la gestione dell'epidemia, con le dirette tv quotidiane alle 18 per presentare i dati, progressivamente era finito lontano dai riflettori. Un capo dipartimento può essere sostituito a ogni cambio di governo e Borrelli era stato confermato sia con il Conte 1 sia con il Conte 2. Il premier Draghi ieri ha voluto dare un segnale di discontinuità: ha chiamato a guidare la Protezione civile Fabrizio Curcio, l'uomo che ha ricoperto quel posto prima di Borrelli, nei mesi terribili degli interventi sui terremoti del centro Italia di cinque anni fa. Nel 2017 Curcio si era dimesso per ragioni personali e oggi viene richiamato a guidare la Protezione civile con una missione specifica, anche se non viene detto apertamente: migliorare il piano vaccinale, sia dal punto di vista logistico (sul quale la Protezione civile ha collaudata esperienza) sia per quanto riguarda la potenziale discesa in campo di 300 mila volontari. Salutata con favore da molti governatori, la nomina di Curcio potrà anche rendere più omogenea la campagna vaccinale oggi frammentata e schizofrenica nelle 21 tra Regioni e Province autonome. Laurea in Ingegneria e master in crisis management, Fabrizio Curcio, 54 anni, romano, ha iniziato la sua attività nei vigili del fuoco. Come funzionario nel 1997 fu responsabile della sezione operativa della colonna mobile dei vigili del fuoco del Veneto per il terremoto nelle Marche e in Umbria. Si è anche occupato del Giubileo del 2000. Nel 2007 è stato chiamato alla Protezione civile da Guido Bertolaso ed è stato poi nominato da Franco Gabrielli capo delle emergenze. Altre esperienze in prima linea: il sisma dell'Aquila, quello dell'Emilia, il naufragio della Costa Concordia. Infine nel 2015 la nomina a capo della Protezione civile. Guidò i soccorsi ad Amatrice e nelle altre aree delle Marche e dell'Umbria colpite dala serie di scosse telluriche nel 2016. Nel 2017 l'addio a causa di un problema in famiglia per fortuna risolto. Fino a ieri guidava il Dipartimento di Casa Italia, collegato alla ricostruzione post terremoto.
NUMERI
Se Draghi decide di dare questa sterzata, affidandosi a un uomo di grande esperienza, è anche perché vuole rivedere il ruolo del commissario Domenico Arcuri che ultimamente è sempre più defilato. Ieri, comunque, è stato il giorno in cui in Italia si sono effettuate più vaccinazioni, dall'inizio della campagna: 120mila. E sono state consegnate 463.200 dosi di AstraZeneca, 248.400 di Moderna e 631.800 di Pfizer che in queste ore saranno distribuite alle Regioni. Resta la necessità di avere molti più vaccini a disposizione. Armando Genazzani, professore di Farmacologia all'Università del Piemonte Orientale, membro del Chmp di Ema e nella commissione tecnico scientifica di Aifa, ha spiegato a Radio 24: «Il vaccino di Johnson&Johnson è in dirittura d'arrivo e nei primi 15 giorni di marzo potrebbe arrivare la decisione dell'Ema; ci sono poi i vaccini Curevac e Novavax che hanno iniziato il loro iter autorizzativo con le rolling reviews, l'autorizzazione dopo Pasqua».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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