L'Italia pronta a consentire gli sbarchi solo dopo una distribuzione preventiva

Giovedì 12 Settembre 2019
LA STRATEGIA
ROMA Si dicono pronti a riformare Dublino, a trovare una soluzione concreta per la ripartizione dei migranti tra gli Stati membri, rafforzando Frontex e accelerando i rimpatri. Tutto ciò che da anni è sul tavolo delle trattative tra l'Italia e la Ue. Ad ascoltare i commenti a margine del viaggio del premier Conte a Bruxelles potrebbe dirsi quasi un successo, con Parigi e Berlino che spingono affinché la soluzione, questa volta, arrivi veramente. E anche il commissario europeo Ursula von der Leyen che mostra una particolare sensibilità alla questione. Però, come sempre accade, tra il dire e il fare...c'è di mezzo il Mediterraneo, e tutte le emergenze che ogni giorno l'Italia deve fronteggiare. L'ultima nell'ordine è quella che riguarda Ocean viking, la nave di Sos Mediterranée e di Medici senza frontiere che è nei pressi di Malta con 84 migranti a bordo. Una donna incinta al nono mese è stata fatta sbarcare d'urgenza, ma tutti gli altri dovranno fare i conti con un divieto imposto dal Decreto sicurezza bis che è tuttora in vigore.
IL DECRETO
Il Viminale può scegliere di non adottarne le disposizioni e di far sbarcare i disperati soccorsi dalla Ong. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha mostrato in più occasioni di preferire soluzioni umanitarie. Ma, in questo caso e in altri simili, se riaprisse i porti - come viene chiesto da molti, compreso dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli - rischierebbe di inficiare l'intera trattativa con Bruxelles. I patti devono essere molto chiari, prima che l'Italia ricominci a fare arrivare tutte le imbarcazioni mandate in mare dai trafficanti di uomini. E le condizioni sono che si concordi con gli Stati membri una distribuzione preventiva: ok allo sbarco, ma solo se saranno già pronti i Paesi che dovranno riceverli.
Se questa volontà esiste concretamente nella Ue si saprà forse già domani durante l'incontro preparatorio al mini-summit che si svolgerà a Malta il 23 settembre, dove saranno presenti i padroni di casa, l'Italia, la Francia, la Germania, la Finlandia, presidente di turno, e la Commissione europea. E dove dovrebbe firmarsi una intesa, per così dire emergenziale, forse anche della durata di tre anni. L'ipotesi di accordo circolata in queste ore, è che Parigi e Berlino prendano, a testa, il 25 per cento dei migranti sbarcati, che si tratti di potenziali richiedenti asilo o di migranti economici. Resta da definire chi dovrà accogliere il rimanente 50 per cento, o quantomeno il 40, se l'Italia ne terrà una parte. Palazzo Chigi sta spingendo per allargare questa forbice e coinvolgere il più possibile gli altri Stati. «Quando perfezioneremo l'accordo temporaneo per ridistribuire tra i vari Paesi Ue, probabilmente avremo dei Paesi riluttanti - ammette il premier Conte - C'è consapevolezza però che chi non parteciperà ne risentirà sul piano finanziario in modo consistente. Nel contempo - aggiunge - bisognerà accelerare su un altro fronte: in Italia non possiamo dirci soddisfatti del sistema dei rimpatri, che dovranno essere gestiti a livello europeo». In questo contesto «l'operazione Sophia non è stata del tutto accantonata e può essere riattivata».
LA COALIZIONE
Detta così sembra semplice: il tema, invece, è molto più complesso, perché, sebbene Macron stia valutando la possibilità di riportare al centro della discussione la coalizione di volenterosi, ovvero quella decina di Stati disposti a farsi carico delle emergenze, dall'altro c'è lo scoglio rappresentato dai Paesi del patto di Visegrad che di migranti non vogliono sentirne parlare. «Verranno sanzionati finanziariamente», insiste il presidente del Consiglio. La verità, però, è che più di un Paese è contrario «alla condizionalità degli aiuti», perché - è l'analisi che viene fatta da un addetto ai lavori -: «legare i fondi europei ai flussi potrebbe significare un precedente da adottare anche in altri settori. Un'idea che non piace proprio».
Allora, ottimismo a parte, i nodi da sciogliere restano tanti. E anche se il primo step dell'emergenza verrà superato con il possibile accordo di Malta, la strada resta molto tortuosa.
Cristiana Mangani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci