L'Italia è quasi arancione Restano in zona rossa soltanto quattro regioni

Sabato 10 Aprile 2021
IL CASO
ROMA La Puglia non è riuscita a migliorare la sua situazione epidemiologica, ha ancora più di 250 casi ogni 100mila abitanti su base settimanale, e alla fine fa parte del gruppo di 4 regioni rosse, che comprende anche la Sardegna, che pure fino a qualche settimana fa era bianca, la Valle d'Aosta e la Campania. Tutto il resto dell'Italia è arancione, ma solo perché fino al 30 aprile è stata sospesa la possibilità del giallo, con un livello di chiusure molto più basse. In realtà, già oggi sono numerose le regioni che potrebbero aspirare a quella classificazione e che si trovano con l'Rt, l'indice di trasmissione, sotto a 1, uno dei criteri richiesti. A partire dal Lazio che ha confermato la discesa di quell'indice fino a 0,90 e che anche ieri ha registrato una diminuzione dei nuovi casi rispetto al venerdì della settimana precedente.
MIGLIORAMENTI
Con Rt sotto a 1 ci sono anche l'Abruzzo, l'Emilia-Romagna, il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia, le Marche, il Molise, il Piemonte, la Calabria, le province autonome di Bolzano e Trento. Sfiorano il livello critico di 1, ma senza superarlo, il Veneto (0,96) e l'Umbria (0,97). Quello dell'Rt non è l'unico valore che conta, ma di certa con le vecchie classificazioni dei colori oggi avremmo una buona parte dell'Italia in giallo. In sintesi: il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della cabina di regia, ha firmato le nuove ordinanze in vigore da lunedì per le quali passano in arancione le Regioni Calabria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Toscana. Passa in zona rossa la Regione Sardegna. Partecipando a un convegno di Fratelli d'Italia, il ministro Speranza aveva preannunciato: «L'Italia ha numeri di contagio ancora molto significativi che non possono essere sottovalutati. Ma le notizie delle ultime ore hanno qualche elemento che va nella direzione giusta. Da qui a qualche ora firmerò delle ordinanze. Dai numeri e dati che vedo, penso che una parte significativa di queste ordinanze porterà territori importanti del nostro Paese dal rosso all'arancione». Di fatto, sommando il numero degli abitanti delle sei regioni che beneficeranno del passaggio a livelli di chiusure meno rigorose, c'è un allentamento che riguarda almeno 25 milioni di italiani.
Ma davvero la situazione è migliorata? I dati di ieri sulle ultime 24 ore sembrano confermarlo: 18.938 nuovi casi sono molti, ma sono duemila in meno del venerdì di una settimana fa. E i posti letto occupati da pazienti Covid, rispetto al giorno precedente, sono diminuiti di 765 unità. Resta, drammatico, il dato dei decessi: 718. Anche se questo numero è influenzato da oltre 200 morti che sono stati notificati con ritardo dalla Regione Sicilia, ormai si conferma che prima di vedere diminuire anche questo indicatore servirà tempo. Se però si guarda al report su base settimanale della cabina di regia, si conferma che il miglioramento, per quanto lento, c'è: l'Rt nazionale, ad esempio, ora è stabilmente sotto a 1 (0,92), l'incidenza è in calo (210,8, era sopra 232 la settimana precedente), solo quattro regioni hanno un livello di rischio alto (Liguria, Toscana, Puglia e Valle d'Aosta). Insomma, lentamente la curva si sta abbassando, sperando che la riapertura delle scuole non comprometta i risultati (parziali) raggiunti.
PRESSIONE
Resta alta la pressione sulle terapie intensive, con una tasso di saturazione nazionale al 41 per cento, ma se diminuiscono i casi anche questo valore è destinato, gradualmente, a scendere. Va tenuto conto che è diminuita l'età media dei pazienti che finiscono in terapia intensiva e questo porta a una occupazione dei posti letto che dura più tempo. Secondo il professor Gianni Rezza (Direttore prevenzione Istituto superiore) bisogna resistere ancora qualche settimana: «Quando riusciremo a liberare gli ospedali da questo carico e metteremo in sicurezza le persone che sono a rischio maggiore, potremo permetterci il lusso evidentemente di allentare quelle che sono le misure». Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità: «Siamo arrivati al plateau dell'occupazione delle terapie intensive, questo ci fa sperare che presto inizierà la diminuzione di questo dato».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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