Chi muore oggi di Covid? I 60enni. «Gli anziani sono protetti»

Mercoledì 5 Maggio 2021 di Angela Pederiva
Chi muore oggi? I 60enni. «Gli anziani sono protetti»
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Ieri in Veneto sono stati registrati altri 15 decessi per, o con, Covid.

Ma chi muore oggi dopo essere risultato positivo al tampone? «Sempre meno ultrasettantenni e sempre più sessantenni, il che è una diretta conseguenza dell'andamento della campagna vaccinale», risponde Paolo Rosi, coordinatore regionale del Comitato di crisi Coronavirus, dove si occupa in particolare delle Terapie intensive.


L'ETÀ
I reparti in cui i pazienti hanno bisogno della respirazione assistita sono un osservatorio privilegiato, per quanto tragico, della letalità Covid, un fenomeno che fino a questo momento ha visto 11.395 vittime in Veneto. «Considerando le persone decedute a partire dal 1° marzo spiega Rosi il 13% aveva più di 80 anni, il 50% ne aveva fra 70 e 79, il 27% fra 60 e 69, il 7% fra 50 e 59, mentre meno del 4% aveva al massimo 49 anni». Con il passare del tempo, dunque, l'età si sta gradualmente abbassando. «I numeri assoluti della mortalità si sono ridotti molto in queste ultime settimane evidenzia l'esperto per cui dobbiamo aspettare ancora un po' per fare considerazioni più approfondite. Ma ci attendiamo di vedere anche su questo fronte un riflesso del drastico crollo dei ricoveri in Terapia intensiva riscontrato fra gli over 80, che ad aprile rappresentavano il 2,5%, contro il 10% delle fasi precedenti. Questo è l'effetto della vaccinazione, benché ancora parziale, tanto che ipotizziamo la stessa tendenza anche per gli over 70, che finora avevano una mortalità oltre il 60% quando entravano in questo tipo di unità operativa».


LA COPERTURA
La pandemia ha mostrato che ci sono sempre un paio di settimane di distanza fra i cali delle curve dei contagi, dei ricoveri in area non critica, degli ingressi in Terapia intensiva e dei decessi. «Fra i rispettivi valori minimi notiamo mediamente uno spostamento di una dozzina di giorni», conferma Rosi. Ora serve del tempo pure per notare i risultati della campagna vaccinale. «Nella fascia dei 70enni osserva abbiamo somministrato la prima dose al 70% e la seconda al 12%, quindi la copertura totale è ancora lontana da raggiungere. Fra i 90enni la quota della prima iniezione sale al 95% (e pure fra gli 80enni, ndr.), ma il ciclo completo riguarda il 30%». Un dato però spicca già, considerando le prime dosi: il Veneto che a livello nazionale è secondo fra gli over 80 (95%) e fra i 70-79enni (71,9%), scivola al quindicesimo posto fra i 60-69enni (31%). Non a caso la Regione anche l'altro giorno ha lanciato un appello ai nati dal 1952 al 1961, affinché si affrettino a prenotare l'appuntamento nei centri vaccinali, dove c'è spazio per la loro fascia anagrafica fino al 19 maggio, proprio perché le Ulss stanno notando un'adesione molto scarsa.


PIÙ GIOVANI
L'immunizzazione è ovviamente volontaria. Ma un elemento è certo, esaminando i dati elaborati dalla Regione: l'età delle vittime si sta abbassando, man mano che i grandi vecchi risultano via via sempre più protetti dal vaccino, per cui non si contagiano, non si ammalano e non muoiono. Dice ancora Rosi: «Fra i morti, diminuiscono i più anziani e aumentano i più giovani. Prendiamo un giorno qualsiasi, per esempio il 25 aprile: i deceduti in Terapia intensiva erano tutti sessantenni. Il 26 aprile erano due ottantenni e un sessantenne. Il 30 aprile erano due settantenni e due sessantenni. La degenza media di questi pazienti, che poi non ce la fanno, è di 15 giorni, ma con punte che possono arrivare anche a un mese».


IL RAPPORTO
Su questo sfondo, ieri l'Istituto superiore di sanità ha pubblicato il nuovo rapporto sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all'infezione da Coronavirus, aggiornato al 28 aprile. A quella data, il Veneto risulta aver avuto 11.275 morti, cioè il 9,5% del totale contabilizzato in Italia, di cui 1.950 fra marzo e maggio dello scorso anno (5,7%), 249 fra giugno e settembre (11,9%) e 9.076 fra ottobre e aprile (11%). L'analisi condotta su un campione di pazienti ha dimostrato che, fra quanti già soffrivano di patologie croniche, con l'avanzare dell'età aumentava la prevalenza di cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, ipertensione arteriosa, demenza, insufficienza renale cronica e insufficienza respiratoria. Tutte fragilità a cui il virus ha poi dato il colpo di grazia.

Ultimo aggiornamento: 08:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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