IL RAPIMENTO
A trent'anni dalla liberazione di Carlo Celadon, è ancora tutta

Lunedì 9 Novembre 2020
IL RAPIMENTO A trent'anni dalla liberazione di Carlo Celadon, è ancora tutta
IL RAPIMENTO
A trent'anni dalla liberazione di Carlo Celadon, è ancora tutta da scrivere la vicenda del sequestro di persona più lungo nella storia criminale italiana. Ci prova ora un film diretto dal vicentino Dennis Dellai, liberamente ispirato alla drammatica esperienza vissuta dal giovane imprenditore di Arzignano, rimasto nelle mani della ndrangheta dal 25 gennaio 1988 al 4 maggio 1990: 800 giorni, titolo che dà tutta la misura della straziante estensione temporale di quel rapimento, durato addirittura di più (831). Ma a lasciare comunque aperto il finale di questa vicenda è una recente sentenza della Cassazione: la Suprema Corte ha infatti negato un permesso-premio al telefonista che contrattò con la famiglia il pagamento di 7 miliardi di lire, affermando che non ha detto tutto quello che sa per far identificare «basisti, custodi e partecipi a vario titolo», ricostruire «l'ampia rete di appoggi e di coperture di cui essi avevano fruito», individuare «la provenienza delle armi di cui disponevano» e indicare «la destinazione del prezzo del riscatto, mai recuperato».
LA GIUSTIZIA
Si tratta di Francesco Staiti, 63enne calabrese che sta scontando una condanna a 29 anni di reclusione, emessa dalla Corte d'Appello di Venezia nel 1994. L'uomo che ai Celadon si presentava come Agip, in almeno 27 delle 42 chiamate arrivate a due parrocchie nella Valle del Chiampo da due telefoni pubblici di Colonia e Leverkusen, fu l'ultimo ad essere arrestato, dopo che i primi cinque carcerieri erano stati processati quando Celadon stava ancora sotto il controllo di un'altra banda. Lo stesso ex ostaggio, che oggi ha 51 anni, ha infatti sempre dichiarato di aver ascoltato durante la prigionia le voci di 22 diversi carcerieri. La legge prevede che, per ottenere un beneficio penitenziario, il detenuto debba cooperare con la giustizia, oppure farsi riconoscere la collaborazione impossibile, dimostrando di aver rivelato agli inquirenti tutto ciò di cui è a conoscenza. Difeso dall'avvocato Laura Franci, nel ricorso Staiti sosteneva di non avere «più informazioni da fornire», avendo ricoperto una «posizione marginale nel contesto di maturazione e realizzazione dell'illecito» e di aver comunque «serbato un comportamento carcerario rispettoso del programma rieducativo e immune da rilievi disciplinari». Ma per la Cassazione, è stata corretta la valutazione del Tribunale di Sorveglianza di Firenze, secondo cui l'uomo «non solo avrebbe potuto collaborare con la giustizia, ciò che pacificamente non è avvenuto, ma si trovava altresì nelle condizioni di offrire un contributo rilevante all'accertamento dei fatti». Di conseguenza Agip, recluso ininterrottamente in Italia dal 23 aprile 1999 e in Germania (per traffico internazionale di droga) dal 19 luglio 1990, non potrà uscire in permesso-premio dal carcere.
IL CINEMA
Fin qui il resoconto giudiziario. Ma adesso comincia la narrazione cinematografica, grazie al giornalista Dellai e all'associazione Progetto Cinema, che un mese fa hanno iniziato le riprese attorno a Thiene, malgrado le difficoltà dell'emergenza sanitaria che impone restrizioni e tamponi a 130 persone fra attori e maestranze, tutti locali. «Non è un film solamente su Carlo precisa il regista tant'è vero che il personaggio avrà un altro nome. Piuttosto è una storia che, pur riprendendo molte tappe di quella vicenda, grazie anche al recupero di auto e costumi dell'epoca, vuole raccontare la terribile stagione dei sequestri a scopo di estorsione, che negli anni 80 si aprì (con i casi Melchiorello, Bernardi e Berto, ndr.) e si chiuse proprio in provincia di Vicenza. Di quel decennio tremendo, i ragazzi di oggi non sanno nulla. Per questo sono contento che Celadon, dopo l'iniziale diffidenza per il timore che fosse magari in atto un'operazione commerciale, abbia compreso il nostro intento e ne condivida lo spirito». La vera protagonista del film è una donna, interpretata da Marta Dal Santo: la fidanzata dell'ostaggio, il cui pensiero allora diede la forza a un 19enne incatenato nelle grotte dell'Aspromonte di sopravvivere per altri due anni e poi rifarsi una vita.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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