IL CONFRONTO
ROMA Al Nazareno lo chiamano, tutti soddisfatti, l'Effetto Mattarella.

Giovedì 22 Agosto 2019
IL CONFRONTO
ROMA Al Nazareno lo chiamano, tutti soddisfatti, l'Effetto Mattarella. Quale sarebbe? L'insistenza con cui il Capo dello Stato dice che la quadra del governo va trovata in tempi rapidi, e guai a finire in una palude di veti e contro veti tra M5S e Pd e soprattutto di guerre intestine nei dem, ha avuto ieri la prima conseguenza. «Avete visto?», sorride il capogruppo al Senato, il renzianissimo Marcucci: «Non ci siamo scannati!». Ed è vero.
MANDATO
I cinque punti del documento unitario, il mandato pieno a Zingaretti per gestire la trattativa con i grillini, un clima rasserenato e una vera e propria tregua interna. In nome di questo: «Il Paese ci guarda». E in nome del non voler ridare a Salvini il tregalo ricevuto. Ovvero: lui con i suoi errori ha rimesso al centro del campo il Pd e guai a restituirgli il favore cincischiando, litigando dentro e fuori al partito e infilandosi in una spirale che poterebbe portare al voto conveniente in questa fase solo per il Carroccio. Dunque, tutti insieme appassionatamente non verso un governo di transizione o verso un governo con un mandato puramente riagionieristico per la disattivazione delle clausole di salvaguardia. «Ci interessa invece, e su questo la concordia è totale», così dice Tommaso Nannicini che è stato sottosegretario a Palazzo Chigi con Renzi ed è tra i possibili ministri del governo rosso-giallo se si farà, «un esecutivo politico con un programma di crescita e sviluppo sostenibile».
Tutto bene, anzi benissimo, allora? La bonaccia delle Antille - tanto per citare un testo politico di Italo Calvino - non è mai un'immagine che può calzare senza sbavature a un partito non roccioso qual è il Pd. E infatti, insieme alla nuova sintonia che si è creata tra zingarettiani e renziani, c'è anche in sottofondo la diffidenza che continua a provare il segretario verso l'ex segretario e l'impossibilità per Renzi di rinunciare alla propria autonomia di giudizio e al ruolo di in and out rispetto al Nazareno. Insomma, il mood di Renzi a proposito di Zingaretti viene descritto così: «La trattativa con i 5 stelle è tutta nelle mani di Nicola. Se fallisce, è colpa sua. Se va in porto, è merito mio che sono il primo ad aver avviato questo percorso». E il mood attribuito a Zingaretti è speculare: «Se la trattativa riesce il merito è mio, se salta la colpa sarà di tutti». Anche di Matteo. Il quale nel giorno della direzione Pd è in Toscana, al resort Il Ciocco nel Lucchese, per la scuola estiva di politica. «E' in chiave buonista: «Sta andando bene così, mi pare».
FIDUCIA
Poi viene raggiunto dai renzianissimi Marcucci e Bonifazi, e a chi chiede loro se si fidano di Zingaretti è la risposta è «sì, certo». L'ala dem vicina all'ex Rottamatore non vuole creare problemi, il documento in 5 punti del segretario per loro va bene, e per non creare divisioni e veti con i 5 Stelle la prima fila dei renziani - la Boschi e Lotti, per intendersi - non farà parte della squadra di governo. E del resto la linea nel partito è questa: si tenderà, a parte qualche eccezione, a non far fare i ministri a chi già lo è stato. E comunque: la convinzione di zingarettiani e renziani è che il governo partirà, ma ognuno nei dem guarderà la squadra dei colleghi con qualche apprensione. I primi temono che Renzi a un certo punto - quando gli farà comodo per i suoi disegni di partito, se un partito farà - potrebbe staccare la spina. E i secondi si augurano che Zingaretti alle prime difficoltà nella formazione della maggioranza giallo-rosè non torni alla sua tentazione originaria: andare alle urne, così da mandare a casa gran parte dei gruppi parlamentari attuali che sono renzisti.
Per i Dem, però, l'accordo con il Movimento 5 Stelle potrebbe modificare anche gli scenari nelle Regioni che sono attese al voto. A partire dall'Umbria, dove le elezioni sono fissate per il 27 ottobre dopo la caduta di Catiuscia Marini, per proseguire, sempre in autunno, in Calabria e in Emilia-Romagna (dove il risultato non è più scontato come un tempo). Se il dialogo Pd-M5S dovesse prendere forza, i pronostici che davano Salvini inarrestabile andrebbero riconsiderati.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci