IL CASO
ROMA La maggioranza era già pronta allo scontro con la presidente

Venerdì 17 Gennaio 2020
IL CASO
ROMA La maggioranza era già pronta allo scontro con la presidente del Senato. Già pensava a come attaccarla, puntando sul mancato ruolo di terzietà. Ma l'arbitro ha preso 24 ore di tempo e poi ha trovato l'escamotage per evitare di essere accusata di partigianeria. E così - dopo una lettera mattutina in cui i capigruppo di Pd, M5s, Iv e Leu chiedevano un incontro urgente la Casellati ha cambiato le carte in tavola sui numeri della Giunta per il regolamento chiamata a deliberare in merito al voto nella Giunta per le Immunità sul caso Gregoretti.
Dopo il passaggio del pentastellato Grassi nella Lega gli equilibri pesavano a favore del centrodestra: 6 membri contro 4. Ed ecco quindi l'ok della terza carica dello Stato all'integrazione chiesta dalla maggioranza: De Petris, presidente del gruppo Misto, e Unterberger, presidente del gruppo per le Autonomie, si aggiungeranno ai due rappresentanti del Pd e ai due esponenti del Movimento 5 stelle.
IL REBUS
Il rebus da sciogliere è legato alla sospensione delle attività del Senato dal 20 al 24 gennaio: in vista della campagna elettorale è stato sancito che non ci debbano essere riunioni di commissioni né sedute in Aula. L'organo preposto all'interpretazione delle norme del Senato si riunirà questa mattina e dovrebbe finire in pareggio ma a meno di colpi di scena dovrebbe prevalere, regolamento del Senato alla mano, la tesi che il calendario dell'Aula non influisce sui lavori della Giunta per le autorizzazioni. Insomma si dovrebbe arrivare ad una soluzione giuridica che permettera' alla maggioranza di essere sconfitta con l'onore delle armi e alla minoranza di ottenere la data del 20 gennaio.
LE TAPPE
La Lega attende le prossime deliberazioni, avverte che la «partita deve ancora concludersi», teme che la maggioranza stia portando avanti una strategia dilatoria per arrivare al 20 gennaio e poi imporre lo slittamento del voto. «Vedremo quale sarà il quesito che la minoranza sottoporrà ai senatori», osserva il capogruppo dem di palazzo Madama, Marcucci. La seduta di lunedì della Giunta per le immunità ha all'ordine del giorno il voto sulla relazione con cui il presidente Gasparri propone di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per la vicenda dei 131 migranti trattenuti alla fine di luglio a bordo della nave della Guardia costiera in attesa di un accordo con i paesi dell'Unione sul loro ricollocamento. La linea della Lega è chiara da tempo: no al rinvio, quel voto dovrà esserci prima delle elezioni in Emilia.
Ieri c'è stato anche un giallo a palazzo Madama perché le voci di un pranzo tra la Casellati e lo stesso Salvini sono state smentite sia da fonti del partito di via Bellerio e della presidenza del Senato. Ma Salvini ai suoi è tornato a chiedere di non arretrare. «Vuole quella data a tutti i costi», dice un big di Forza Italia. Eppure gli azzurri avevano consigliato all'ex ministro di soprassedere, di posticipare il pronunciamento e presentarsi allo stesso tempo nei panni del martire agli elettori. In questo modo siamo costretti osservano le stesse fonti a cedere alla maggioranza sulla Giunta per il regolamento e magari a rischiare ulteriori incidenti».
IL DIBATTITO
In realtà il dibattito che da giorni blocca palazzo Madama trova interpretazioni diverse pure nella maggioranza. Perché la maggioranza, se il voto si dovesse tenere il 20 gennaio, non dovrebbe partecipare ai lavori della Giunta. «Così dice un esponente del Pd abbiamo gonfiato troppo la cosa, dovevamo depotenziare questo voto, forse abbiamo fatto un assist a Salvini». Ognuno ha una lettura, sta di fatto che la Casellati (per ora) ha evitato gli affondi della maggioranza anche se lo stallo che si trascina da giorni ha ancor di più acceso gli animi. La tensione sale anche perché la posta in gioco è alta. «Io non mollo mai. Se pensano di farmi paura o farmi fuori usando i tribunali, hanno trovato la persona sbagliata», dice Salvini.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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