IL CASO
ROMA «Ho telefonato a Cottarelli, gli ho proposto di entrare nel

Mercoledì 14 Febbraio 2018
IL CASO
ROMA «Ho telefonato a Cottarelli, gli ho proposto di entrare nel mio governo. Mi ha ringraziato e si è detto disponibile». Davanti alla platea di Confcommercio, Silvio Berlusconi dà per cosa fatta l'ingresso di mister spending review nell'ipotetico futuro esecutivo di centrodestra. A stretto giro di posta Cottarelli gela l'entusiasmo del Cavaliere. «Non ho dato la mia disponibilità». Senza però chiude la porta: «Per accettare serve condivisione dei programmi, vedremo dopo le elezioni...».
Al di là dell'annuncio e della smentita, il proposito di Berlusconi di spingere sulla spending review rivela due cose. La prima: «Intendiamo tagliare la spesa pubblica improduttiva per introdurre la flat tax al 23%», sostengono ad Arcore. La seconda: «Dimostrando attenzione alle coperture, il Cavaliere manda un segnale rassicurante alle cancellerie europee».
Certo, molti colonnelli frenano. Qualcuno sostiene che lanciare Cottarelli come «ministro o sottosegretario o capo di una commissione, è stata solo di una battuta». Altri fanno capire di non voler andare al voto con la faccia arcigna di chi sforbicia la spesa pubblica, Sanità inclusa.
Ma Renato Brunetta, ascoltato capogruppo alla Camera ed economista, non è dello stesso avviso: «Nel nostro programma la spending review c'è, eccome. Con l'attacco alla spesa, la revisione delle agevolazioni fiscali, le dismissioni, l'emersione del sommerso, avremo le coperture per varare la flat tax e abbatteremo il debito. Cottarelli è stato cacciato da Renzi perché faceva bene e noi abbiamo bisogno di chi sa già dove tagliare».
IL PROGRAMMA
Nelle linee guida del programma di Forza Italia, elaborato da un gruppo di lavoro coordinato proprio da Brunetta, il piano è nero su bianco. Per finanziare la flat tax (che «costa 50 miliardi») Berlusconi promette di «snellire, razionalizzare e ridurre in maniera significativa le tax expenditures», vale a dire le agevolazioni fiscali (deduzioni e detrazioni) attualmente in vigore «il cui ammontare complessivo annuo è di 175,1 miliardi». Altre risorse dovrebbero arrivare dalla spending review (15 miliardi), dalla «cartolarizzazione dei beni confiscati in via definitiva alla mafia» (5 miliardi) e dalla lotta all'evasione fiscale (20 miliardi). Più 20 miliardi raccolti con la riduzione della spesa per interessi grazie «a un piano massiccio di privatizzazioni e dismissioni degli asset pubblici» con «cui abbattere il debito pubblico».
Tutto insieme questo gruzzolo dovrebbe essere investito, oltre che sulla flat tax, sul «reddito di dignità per i più poveri» (9 miliardi), sull'aumento delle pensioni minime a mille euro e sulle «pensioni alle mamme» (8 miliardi), sulla «cancellazione degli effetti perversi della legge Fornero» (10 miliardi) e sulla decontribuzione per le assunzioni di giovani ((10 miliardi). La cancellazione dell'Irap («costo 23 miliardi»), dovrebbe essere invece ottenuta attraverso la revisione «dei cattivi trasferimenti alle imprese» (31,5 miliardi).
LO SHOW
C'è da dire che in Confcommercio, complice la stanchezza, Berlusconi ha dato numeri in libertà. Ha ricordato di aver portato la pensione minima «a mille lire», ha confuso l'Ires (l'imposta sugli utili di impresa) con l'Irap. Ha detto che «il Pil emerso è di 1.800 euro e il Pil sommerso di 800 mila». Per chiudere con due storielle: La prima: «I 630 mila clandestini presenti in Italia per vivere possono solo commettere reati, svuotano i frigoriferi e si bevono pure l'olio. Hanno trovato impronte delle labbra sulle bottiglie». La seconda: «Il 73% delle mogli se dovesse scegliere si terrebbe il cagnolino e darebbe via il marito». E' seguito un invito ai presenti: «Sto andando per le lunghe, chi è stanco alza la mano e va al cesso».
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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