Gli eletti 5Stelle contro i big: non moriremo per Giuseppe E resta Di Maio a difenderlo

Mercoledì 27 Gennaio 2021
IL CASO
ROMA «Come te nessuno mai». Non fanno che dire questo a Conte i vari ministri grillini. A cominciare da Luigi Di Maio. No fanno che rassicurarlo, accarezzarlo, blandirlo. Sono in pressing da rassicurazione. Perché Conte teme il tradimento dei 5 stelle, che sono il partito suo ma soprattutto il partito della continuazione ad oltranza della legislatura. E se le cose dovessero andare per le lunghe, per poi andare male, alla stabilità e al posto fisso in Parlamento i deputati e i senatori grillini, in grande inquietudine, poco propensi a tifare Conte quanto lo tifano per ora i big, non saranno capaci di preferire la sopravvivenza contro tutto e contro tutti dell'avvocato-professore. Di cui ieri sera, nella riunione di M5S, non pochi dicevano: «Ha sbagliato tanto, anche lui». Inizio di scaricamento, in assenza dell'arrivo dei Responsabili che non arrivano? «Conte si è fidato troppo di chi gli assicurava cose inesistenti e numeri farlocchi», ecco l'umore diffuso di tanti peones. I capi del movimento provano a catechizzarli ma se nelle prossime ore la situazione dei numeri in Senato resta quella che è, non sarà facile tenere il movimento sulla linea Con Conte Fino alla Morte.
Qualcuno come Emilio Carelli non lo dice a mezza bocca: «Qualunque sarà la soluzione, l'importante è che M5S resti centrale». In realtà anche i vertici del movimento sotto sotto e dietro i proclami alla Taverna («Conte è l'unico che può tirarci fuori da questo pantano») e alla Fraccaro («Lui è il Federatore»), cominciano a nutrire qualche scetticismo: «Va bene tutto, ma i Responsabili non ci sono, i Volenterosi non escono allo scoperto e così rischiamo di non finire la legislatura».
IL VOTO MAI
Non sia mai detto. M5S non può rinunciare alla forza in Parlamento e nel governo, non corrispondente al peso reale nel Paese come dimostrato da tutte le elezioni dal 2018 in poi. Quindi? Baciare il Rospo Renzi si può, anche se non va bene dirlo. E il «venite con me o elezioni», l'arma retorica usata da Conte, non sembra più funzionare come qualche giorno fa. C'è chi, prima della riunione dei gruppi grillini ieri sera, parlando di Patuanelli lo chiamava, un po' per gioco ma un po' no, «Il Presidente». Renzi a Patuanelli, proprio perché non è Conte, lo incoronerebbe subito. I dem forse anche.
La riunione di ieri sera, ricalcando il tenore delle chat dei parlamentari, diventa uno sfogatoio ancjhe contro il capo politico Crimi il più contista tra i contisti di vertice: «Speriamo che prima di una eventuale posizione che porti alle elezioni ci chiedano cosa intendiamo fare, altrimenti non è una strategia di gruppo ma solo di alcuni...», attacca una parlamentare. E un altro: «Tutti con Conte ma se poi si va a sbattere la macchina va cambiata».
MAL DI PANCIA
Eppure «Conte si sta logorando di ora in ora», è l'opinione di altri. «Conte non ha i numeri», sentenzia un senatore 5 Stelle, pallottoliere alla mano, riferendosi alla compagine dei presunti volenterosi o costruttori. Il ministro D'Incà che doveva portare nuovi numeri a Palazzo Madama viene messo in dubbio: «Poteva fare meglio». Renzi che era il diavolo sembra non esserlo più da queste parti. O meglio per alcuni non lo è più ma per altri lo resta eccome. Vedi il Dibba. Sul possibile accordo con Italia Viva, il Che di Roma Nord e l'ala a lui vicina chiudono ogni spiragli. Ale ha lanciato la sua fatwa contro Renzi e non la ritira. La senatrice Barbara Lezzi assicura: «Non voterò la fiducia a un nuovo esecutivo con Renzi». Ma c'è un problemone. «Se Italia Viva nei prossimi giorni propone al Colle uno dei nostri per la premiership, per esempio Di Maio, come facciamo a dire di no...», si ragiona così tra deputati e sentori stellati.
Lo stesso tema si porrebbe anche qualora sul tavolo dovessero approdare nomi come quello dell'ex presidente della Consulta Marta Cartabia o quello del ministro dem alla Difesa Lorenzo Guerini. «Siamo proprio sicuri - si chiede un eletto al Senato - che il M5S sia disposto ad andare al voto pur di difendere la poltrona di Conte a Palazzo Chigi?». Non siamo sicuri affatto.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci