«Ero a quella festa, ma non sono l'untore del Consiglio regionale»

Sabato 4 Luglio 2020
«Ero a quella festa, ma non sono l'untore del Consiglio regionale»
Un consigliere regionale proclamato il 21 febbraio 2020, giorno in cui è esploso il focolaio di Vo', non poteva che avere il Coronavirus nel destino. Il vicentino Joe Formaggio (Fratelli d'Italia) «deve rimanere sotto osservazione e in quarantena preventiva anche se è risultato negativo al tampone effettuato»: parole del presidente dell'assemblea legislativa Roberto Ciambetti (Lega), che in accordo con le autorità sanitarie ha disposto ieri la ricostruzione dei contatti avuti dal 43enne a Palazzo Ferro Fini, in aula martedì e in commissione mercoledì. Una dozzina di suoi colleghi sono così stati avvertiti del problema e invitati a monitorare il proprio stato di salute, tanto che quanti «vorranno seguire da casa i lavori della seduta del 7 luglio sono autorizzati a farlo». L'ex sindaco di Albettone puntualizza: «Avevamo la mascherina ed eravamo a un metro, non sono un untore».
Ma è stato a quella cena con oltre cento invitati, giusto?
«Sì. Sabato scorso a Gambellara sono andato alla festa di compleanno di un amico imprenditore di Montecchio. Eravamo almeno un centinaio appunto, solo che a quanto pare io faccio più notizia degli altri...».
È stato a contatto con l'industriale poi risultato positivo?
«Macché, saremo stati a trenta metri di distanza, in due tavolate diverse. Quando l'ho visto, io ho alzato la mano e lui alzato la mano: un saluto così, al volo».
Tutti con la mascherina?
«No, perché eravamo all'aperto, nel cortile di una cascina, seduti piuttosto larghi».
Poi cos'è successo?
«Niente, fino a mercoledì o forse giovedì, quando sono stato chiamato dall'Ulss 8 Berica. Mi hanno detto: abbiamo sentito che c'eri anche tu. E io: sì, ma l'ho visto da lontano. Siccome però ho poi saputo che alla Laserjet lavorano anche alcuni ragazzi miei compaesani, ho telefonato al direttore generale Giovanni Pavesi, che mi ha proposto di fare il tampone. È già il secondo che mi tocca dopo una cena...».
In che senso?
«Mi era già capitato all'inizio dell'emergenza, quand'ero ancora sindaco e avevo partecipato a un evento di amministratori locali. Dato che quella sera c'era anche la figlia di Adriano Trevisan, la prima vittima, avevano testato anche me».
Risultato?
«Negativo, allora e adesso. Ma lunedì o martedì ne farò anche un terzo, per sicurezza».
Ha sintomi?
«Zero. Ma non voglio alimentare chiacchiere: ora non sono più solo Joe Formaggio, sono anche un consigliere regionale, per cui tutti devono satre tranquilli». Quindi resterà chiuso in casa?
«Diciamo che mi dedicherò al giardinaggio... Ma è una scelta mia, sto facendo tutto volontariamente, perché ho un ruolo pubblico. E poi, come si dice in Veneto: quello che non strozza, ingrassa. Se il mio nome circola un po', non è un male».
Parla da ricandidato?
«Ehehe... sì».
Il governatore Luca Zaia è furioso per il comportamento tenuto dal paziente 0 di questo nuovo focolaio: condivide?
«Mi auguro che esca dalla Terapia Intensiva quanto prima, perché è un bravo imprenditore. Ma ha commesso una leggerezza. In questo periodo, se ci si sente febbricitanti o stanchi, bisogna restare a casa, tanto più se si è appena tornati dall'estero. Ho sentito che ha anche rifiutato il ricovero quando già stava male: non si fa. Per fortuna la macchina sanitaria si è mossa in moto subito e ha fatto un'indagine a tappeto in pochissimo tempo. Ora però basta cene».
Cioè?
«Ne avrei avute due in questo fine settimana, ma le ho annullate. Ho chiamato gli amici e ho detto: ragazzi, facciamo più avanti, perché non voglio mettere in imbarazzo nessuno».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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