El Chapo condannato a New York: il signore della droga verso l'ergastolo

Mercoledì 13 Febbraio 2019
El Chapo condannato a New York: il signore della droga verso l'ergastolo
IL PROCESSO
NEW YORK Colpevole per ognuno dei dieci capi d'accusa, e delle centinaia di crimini che gli erano stati imputati. La giuria popolare del tribunale di Boooklyn, dopo dieci giorni di consultazione ha emesso ieri il verdetto contro Joaquín Guzman Loera detto El Chapo, il sessantunenne ex capo del cartello messicano di Sinaloa.
Lo spettacolare processo durato tre mesi, ha portato in aula cinquantasei testimoni tra i quali quattordici ex collaboratori del boss, e ha costretto i giurati a presiedere a 200 ore di testimonianza. I dodici cittadini comuni hanno ascoltato i racconti mirabolanti sulla vita e le opere del trafficante più importante della sua generazione; un uomo che ha trasferito negli Usa tonnellate di droga dal Messico, Venezuela, Columbia, El Salvador e Guatemala, intascando utili di 14 miliardi di dollari, che ora la procura federale degli Usa cercherà di localizzare e sequestrare. Hanno rivissuto le straordinarie vicende di due fughe dal carcere: la prima nel 2001 a bordo di un carrello dei panni sporchi spinto da una guardia compiacente; il secondo nel 2012 tramite un tunnel di un km e mezzo scavato dai suoi uomini sotto la cella, nel quale El Chapo trovò una moto che lo portò fuori dalle mura del carcere. Hanno appurato i dettagli mondani dello stile di vita del clan, con esercitazioni di tiro a colpi di bazooka, e jet privati che attraversano il cielo gonfi di banconote, ma anche dettagli raccapriccianti come le giovani donne drogate e stuprate a turno, e i corpi delle vittime bruciate per farne sparire le tracce.
LE FUGHE
La carriera criminale del boss venne alla luce nel 1993, quando riuscì a sottrarsi da un agguato nell'aeroporto di Guadalajara, nel quale i proiettili vaganti uccisero il cardinale Juan Jesus Posada Ocampo. La polizia messicana e l'FBI lo hanno cercato da allora, e almeno in un'occasione Guzman si è salvato all'ultimo secondo dall'arresto, fuggendo nudo con la moglie attraverso la botola scavata sotto la vasca da bagno della casa nella quale si trovava. La consorte Emma Coronel ha seguito gran parte delle udienze, e un giorno si è mostrata in un coordinato di velluto rosso scarlatto in solidarietà con il marito, anche lui vestito della stessa stoffa.
Il giorno prima la loro fedeltà coniugale era stata insidiata da una delle concubine venuta a testimoniare contro di lui, mentre dallo scranno continuava a professare il suo amore per il boss.
La difesa ha tentato di screditare come inattendibili la processione di tagliagole, trafficanti internazionali e sicari che si sono alternati a raccontare le accuse contro l'ex capo. La procura aveva però per ognuno di loro un impressionante supporto documentale di intercettazioni telefoniche, lettere e video che confermavano le accuse. La giuria ha dovuto comunque esaminare un volume enorme di documenti prima di esprimersi. Il giudice Brian Cogan si è complimentato per l'accuratezza con la quale i cittadini inesperti di questioni legali hanno svolto il loro compito. Il 25 di giugno Guzman tornerà in aula per contare il numero degli ergastoli che avrà ricevuto. Poi sarà trasferito con ogni probabilità nella prigione di massima sicurezza vicino Florence in Colorado, costruita otto metri sotto terra, dove sono ospitati l'attentatore della maratona di Boston e l'ideatore della strage dell'11 settembre del 2001.
Flavio Pompetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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