Di Maio: non temo il voto no al governo di tutti Ed è scontro con Padoan `

Mercoledì 14 Marzo 2018
Di Maio: non temo il voto no al governo di tutti Ed è scontro con Padoan `
LA POLEMICA
ROMA Mentre a Strasburgo il leader della Lega Matteo Salvini tuona contro il vincolo del 3% di deficit/pil, nella capitale belga il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan deve rispondere alle pressanti richieste di chiarimento sulla situazione politica italiana da parte di molti colleghi dell'Eurogruppo. La preoccupazione è forte. E Padoan la condivide, perciò l'ha espressa in maniera velata ricevendo da Roma gli strali del candidato premier M5S Luigi Di Maio che lo ha accusato di voler «avvelenare i pozzi». Il leader M5S non teme il ritorno alle urne, anzi. «Se le forze politiche non hanno compreso il segnale, forse stanno chiedendo di tornare a votare? Questo non ci spaventa. Se ne hanno bisogno, gli italiani saranno ben lieti», dice sicuro di se davanti alla stampa estera dove, a domanda diretta, sorvola sul destino degli F 35 ma è invece molto preciso sul futuro della legislatura. «No a un governo istituzionale, di scopo o un governo di tutti», dice. Eppure, si sa, i mercati sono sensibilissimi agli esiti elettorali e reagiscono in base a quanta stabilità vedono in prospettiva. Specialmente in alcune capitali, e cioè Berlino, Parigi e anche Madrid. Padoan ha cercato di limare i giudizi, ed evitato di fornire un quadro a tinte fosche. «Tutti mi hanno chiesto che cosa succede in Italia e la mia risposta è stata ovvia: non lo so. Per cui ho descritto le ipotesi sul tappeto, ho spiegato la distribuzione dei voti, ho descritto gli scenari più o meno ragionevoli possibili». «È stato molto irresponsabile, avvelena i pozzi», ha detto Di Maio alla stampa estera dove è apparso un Di Maio super europeista che non vuole isolare l'Italia. Con il M5S al governo l'Italia «sarà un Paese che avrà solidi rapporti con gli altri Paesi. L'Italia con noi resterà nell'Unione Europea, nella Nato, con l'ambizione di cambiare le cose che non vanno», dice. Ha poi annunciato che qualora dovesse essere nominato presidente del Consiglio, il suo primo viaggio ufficiale avrà come meta Bruxelles.
I TONI FORTI
E le dichiarazioni di Padoan per lui sono «quasi una provocazione, come a dire che ora che me vado all'opposizione avveleno i pozzi. Tutti siamo chiamati alle responsabilità», ha tuonato Di Maio che oggi sarà a Milano per incontrare Confcommercio lombarda. Ma ripercorrendo le parole del ministro uscente si scorge solo il riflesso del lungo stallo che effettivamente si è prodotto in Italia. C'è allarme sull'Italia? «C'è sicuramente grande interesse tra colleghi dell'Eurogruppo» per l'evoluzione del quadro politico italiano, dice il ministro. E aggiunge: «Nell'introdurre la discussione sullo stato dell'economia, lo stesso commissario Pierre Moscovici ha parlato dell'Italia come un elemento di incertezza per la zona euro, una considerazione abbastanza ovvia da fare». Per quanto sia ovvia, la preoccupazione all'Eurogruppo è stata comunque espressa con toni abbastanza forti. Raccontano che Moscovici è stato meno tenero e diplomatico rispetto alle sue dichiarazioni pubbliche. Vista da Bruxelles, ma anche da Francoforte, l'incertezza italiana ha due facce: la transizione che va dalla formazione di una maggioranza e di un governo e il nuovo personale' politico che erediterà le massime funzioni istituzionali. Padoan ha potuto spiegare solo i punti di partenza ma non il futuro. Le stesse domande e le stesse risposte sono rimbalzate quattro volte: nella riunione dell'Eurogruppo e poi negli incontri bilaterali che Padoan ha avuto con il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, con il responsabile degli affari economici Pierre Moscovici e con il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno.
Bruxelles non interferisce con le agende politiche nazionali. Sulla necessità o meno di una manovrina ora a Bruxelles si mette la sordina. A fine anno mancavano 3,4 miliardi, secondo la Commissione. Nel 2017 il deficit si è ridotto più delle attese, il rapporto debito/pil è sceso al 131,5% al livello del 2015 e secondo il Tesoro non ci sarà bisogno di manovrine. Certo c'è il rischio di non rispettare la regola di riduzione del debito a partire dal 2017. Non ci saranno decisioni finali prima dell'insediamento del nuovo governo. Sperando che i mercati finanziari non si risveglino dal torpore aumentando lo spread.
Stefania Piras
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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