Crescita, Italia ultima nella Ue Btp più rischiosi dei titoli greci

Venerdì 8 Novembre 2019
LE PREVISIONI
BRUXELLES L'Italia è nella trappola della bassa crescita e per ora non riesce a uscirne. Ecco il quadro che emerge dalle nuove stime macroeconomiche della Commissione. Sul tavolo, questa volta non c'è una procedura per violazione delle regole sui bilanci come l'anno scorso anche se il debito continua a crescere (al 137,4% nel 2021) e c'è un peggioramento del deficit pubblico in termini strutturali invece di un miglioramento. Oltreché del deficit/pil nominale: nel 2020 al 2,3% (e non al 2,2% come dice il governo), nel 2021 al 2,9%. Lo scenario dell'economia italiana reale resta preoccupante. Nel 2019 il Pil aumenterà dello 0,1% secondo Bruxelles ed è la stessa stima del governo. Nel 2020 +0,4% contro una stima governativa di 0,6%. È un taglio rispetto alla stima Ue di luglio (0,7%).
ANDAMENTO LENTO
Nel 2021 risalita a 0,7% (l'1% per il governo). L'Italia resta il fanalino di coda in Europa: nessun paese cresce meno e nel 2021 da nessuna parte c'è una crescita inferiore all'1% tranne che in Italia. Certo, è sulla Germania che si concentrano le preoccupazioni: dopo due trimestri di recessione tecnica chiuderà l'anno con un magro +0,4%, nel 2020 e nel 2021 +1%. La debolezza tedesca è un problema per tutti. La bassa crescita è evidente come fenomeno generale. La Ue taglia le stime per la zona euro: Pil +1,1% quest'anno dopo 1,9% nel 2018, +1,2% nel 2020 e nel 2021. E ci sono più rischi di peggioramento che di miglioramento. In Italia la disoccupazione sarà fissa al 10% nei tre anni mentre la media Eurozona è poco sopra il 7%. Pesano le maggiori registrazioni per ottenere il reddito di cittadinanza. L'Italia «sta lottando per sfuggire alla depressione della bassa crescita» è la sintesi trovata dalla Commissione. «L'economia è in stallo dall'inizio del 2018, tuttora non ci sono segni di una ripresa significativa e i principali indicatori non suggeriscono una ripresa imminente nella seconda metà dell'anno, anzi ci sono segni crescenti che la debolezza del settore manifatturiero si stia diffondendo ai servizi». Tuttavia, «condizioni finanziarie favorevoli e il superamento dell'incertezza politica possono sostenere la crescita oltre il breve periodo». Le prime ci sono, il secondo non si sa per quanto ancora ci sarà: proprio ieri è arrivato un segnale poco incoraggiante: per la prima volta dal 2008 il rendimento del titolo decennale greco è sceso sotto quello corrispondente della Repubblica italiana: da una parte cresce la fiducia in Atene, mentre sul nostro Paese si addensa qualche nuvola.
Da un lato il commissario Moscovici ha escluso un contenzioso con l'Italia. Non ci sono sospetti importanti sulle entrate da lotta all'evasione. Anzi, si fa sapere che c'è una concordanza tra la linea del governo e le raccomandazioni Ue, in parte riflesso nella legge di bilancio su contrasto dell'evasione fiscale, taglio del cuneo fiscale, incentivi a investire. Dall'altro lato Moscovici dice che sull'Italia non va «allentata la pressione perché alla lunga non si regge con una bassa crescita e un debito in aumento, occorrono riforme per rimediare alle sue debolezze strutturali che si chiamano competitività e produttività».
I PALETTI
Il ministro dell'economia Gualtieri indica che c'è sintonia tra Roma e Bruxelles. Annuncia che il 2019 potrebbe chiudersi con una crescita dello 0,2% e non dello 0,1%. Ieri il fronte caldo per lui è stato un altro: le banche. Il ministro delle finanze tedesche Scholz propone un accordo sul sistema unico di garanzia dei depositi bancari a condizione che nei bilanci si tenga conto del rischio delle esposizioni al debito sovrano. L'Italia è nettamente contraria: «È positivo che da parte tedesca ci sia una crescente consapevolezza della necessità di una garanzia comune dei depositi, ma su alcuni aspetti la nostra posizione è lontana», ha indicato Gualtieri. La prospettiva di criteri prudenziali (con i relativi accantonamenti) sulle esposizioni al debito sovrano, ha aggiunto, «avrebbe un impatto negativo anche perché a livello internazionale del Comitato di Basilea non è stata portata avanti». Di qui «una disparità di condizioni nel mercato». Per il presidente dell'Eurogruppo Centeno «la proposta Scholz è importante» ma è «un argomento molto delicato da trattare con grande cautela data la sensibilità dei mercati». All'Eurogruppo non si è parlato di regole di bilancio, tuttavia prossimamente si discuterà molto del messaggio che il presidente francese Macron ha lanciato in una intervista all'Economist: in Europa c'è «bisogno di maggior espansionismo, di più investimenti, l'Europa non può essere l'unica a non farli». E aggiunge: «Il dibattito sul 3% per i bilanci nazionali e sull'1% del bilancio europeo (1100 miliardi per il periodo 2021-2017), è un dibattito di un altro secolo».
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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