«Assenteismo nei Tribunali»: la Corte dice no all'archiviazione per Brunetta

Sabato 19 Gennaio 2019
«Assenteismo nei Tribunali»: la Corte dice no all'archiviazione per Brunetta
LA SENTENZA
VENEZIA L'inchiesta su Renato Brunetta non può essere chiusa così: deve essere svolto un approfondimento ulteriore. L'ha deciso la Cassazione, annullando il decreto del giudice per le indagini preliminari di Roma, che aveva archiviato la notizia di reato di calunnia attribuita al deputato di Forza Italia, dopo la denuncia di 115 addetti del Palazzo di giustizia di Salerno. Sotto accusa erano finite le parole pronunciate due anni fa dall'azzurro sui dipendenti pubblici del settore.
IL PROGRAMMA
Ospite del programma televisivo L'Arena su Rai 1, il veneziano Brunetta si era rivolto così al sindaco di Portici, di professione giudice: «Si veda anche l'assenteismo dai Tribunali, perché i Tribunali sono luoghi di inefficienza totale, in qualsiasi Tribunale, se lei va dopo le ore 14,00 non c'è anima viva e per questa ragione i processi durano 7,8,10 anni». Secondo il gip, la notizia di reato era però infondata ed era inammissibile l'opposizione alla sua archiviazione, presentata da un centinaio abbondante di cancellieri e impiegati salernitani. Questi ultimi avevano chiesto accertamenti suppletivi, ma il giudice aveva ritenuto che non fossero «pertinenti e specifici», in quanto le esternazioni dell'ex ministro erano rivolte ai magistrati e non agli amministrativi, i quali non potevano sentirsi accusati di assenteismo poiché dotati «di strumenti di controllo elettronico per l'uscita da lavoro», a differenza delle toghe.
LE MOTIVAZIONI
A quel punto i 115 addetti avevano fatto ricorso alla Suprema Corte, chiedendo ancora una volta che venisse acquisita la registrazione della puntata e sostenendo di poter riferire «della portata e della percezione dell'effetto diffamante» delle dichiarazioni di Brunetta. Il forzista aveva presentato una memoria, a cui era allegata un'altra archiviazione e cioè quella disposta dal Tribunale di Salerno, secondo cui il parlamentare aveva esercitato legittimamente il proprio diritto di critica politica. Ma alla fine, secondo le motivazioni depositate in questi giorni, la Cassazione ha disposto la trasmissione degli atti al gip di Roma, città in cui hanno sede gli studi televisivi da cui andò in onda il programma. Il giudice per le indagini preliminari dovrà riesaminare il caso e rimotivare le proprie conclusioni, con particolare riferimento alla valutazione sulla specificità e sulla pertinenza del filmato. (a.pe.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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