Processo Pfas, Miteni sapeva della concentrazione di Pfoa nelle acque di scarico

Sabato 4 Giugno 2022 di Redazione Web
Prosegue il processo Pfas (foto di repertorio)

VICENZA - Miteni lo sapeva dal 2008 ma non ha detto nulla. L'azienda sarebbe stata a conoscenza del fatto che nelle acque di scarico c'era Pfoa ma avrebbe deciso di non informare le società idriche come prevedeva la legge. È quanto emerso dalla testimonianza in aula a Vicenza nel processo contro Miteni del maresciallo del Noe di Treviso Manuel Tagliaferri. L'udienza riprenderà giovedì prossimo sempre con la deposizione dell'investigatore che ha condotto le indagini sull'inquinamento ambientale tra le province di Vicenza, Verona e Padova.

Le analisi

L'azienda, cinque anni prima dello scoppio del caso Pfas, è emerso in aula, incaricò Agrolab, che all'epoca dei fatti si chiamava R&C Lab, di fare una serie di analisi da cui emersero valori di Pfoa altissimi, di 28.400 microgrammi litro. Il prelievo avvenne il 21 novembre del 2007 mentre il risultato delle indagini è datato 10 gennaio 2008. A quel punto, sostengono i legali delle società idriche, Miteni avrebbe dovuto intervenire e informare ma non l'ha fatto. All'epoca delle analisi, viene ricordato, era vigente l'articolo 301 del Decreto Legislativo 152 del 2006 che «obbligava l'operatore economico ad informare senza indugio gli enti competenti in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l'ambiente». Stando a quando riportato durante l'udienza era stata la stessa Miteni a indicare al laboratorio la sostanza specifica da ricercare nelle analisi, a riprova che fosse a conoscenza del problema. Tagliaferri ha ricordato come il gestore delle acque, che all'epoca si chiamava Alto Vicentino Servizi oggi Viacqua, non abbia mai ricevuto le analisi. Miteni in fase di richiesta di autorizzazione allo scarico non avrebbe comunicato la presenza di sostanze potenzialmente pericolose per l'uomo. «Trova quindi ulteriore conferma la tesi - commentano gli avvocati Angelo Merlin, Marco Tonellotto e Vittore d'Acquarone seguono Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi, costituitesi parti civili - secondo cui la società, commissionando nel 2008 analisi specifiche sulla presenza di Pfoa nella acque reflue, fosse perfettamente a conoscenza del problema che poi è stato sottaciuto».

Gli imputati sono 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.

Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 09:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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