Mascherine confiscate, denuncia degli imprenditori: «Servono regole chiare»

Venerdì 10 Aprile 2020 di Francesco Bordignon
Mascherine confiscate, denuncia degli imprenditori: «Servono regole chiare»
Emergenza nell’emergenza COVID-19, lo denuncia il CEO di F.lli Campagnolo, Fabio Campagnolo, che con una lettera alla stampa spiega l’enorme problema nel comprare, importare ma anche donare mascherine in Italia. Nel caso della sua azienda, Campagnolo spiega come le ben 150.000 maschere CE ad uso civile, importate dalla Cina, siano state confiscate dalla Protezione Civile Veneto, mascherine sarebbero servite non solo per la sua azienda, ma anche per imprenditori locali e di cui una parte sarebbe andata in donazione al Comune di Bassano.

“Mercoledì 8 Aprile sono state confiscate, per essere a disposizione della Protezione Civile Veneto, 150.000 mascherine CE ad uso civile – spiega il presidente dell’azienda Fabio Campagnolo - che F.lli Campagnolo stava regolarmente importando dalla Cina. 30.000 di queste sarebbero state oggetto di donazione al comune di Bassano. La maggior parte delle altre sarebbero state donate ad altri comuni ed enti del territorio e le restanti vendute a prezzi competitivi ad imprenditori della zona che ne hanno bisogno per il proprio personale”. Un sequestro che l’azienda comprende ma che crea grossi problemi all’imprenditoria. “Pur comprendendo le ragioni della Protezione Civile, riteniamo che questa pratica della confisca sia estremamente dannosa perché, ora, nessun imprenditore serio, importerà più mascherine, visto il grosso rischio di vedere la merce confiscata in dogana Italiana. Per acquistarle è infatti necessario fare un bonifico anticipato, pagare trasporto, dazio ed Iva. Noi, per questo motivo, abbiamo annullato un ordine in partenza dalla Cina di 800.000 pezzi”. E questo non è l’unico problema. “Alcuni imprenditori, bisognosi di questi dispositivi di protezione, obbligatori per poter continuare a lavorare, per evitare il rischio della confisca, si appoggiano ad intermediari poco trasparenti, o sdoganano la merce in dogane compiacenti, con il rischio concreto di fare entrare e prosperare la criminalità in questo mondo”. Un problema anche per le varie donazioni che arrivano dalla Cina.  “Molte aziende cinesi, evitano di fare donazioni ai propri clienti italiani, per non incorrere in questo rischio. Le donazioni maggiori di mascherine finiscono così in altri paesi europei”. E per le poche mascherine che passano, il mercato è enorme. “Le mascherine che riescono a superare i blocchi, hanno poi nel mercato dei prezzi folli, visto che il costo deve scontare il rischio della confisca e pagare intermediari poco trasparenti”.

Il messaggio di Fabio Campagnolo è comunque di collaborazione. “Noi imprenditori siamo disponibili a fare la nostra parte. In gioco c'è la nostra salute, la salute dei nostri dipendenti e dei nostri cari, ma ci vogliono però regole chiare. Nessuno investe in mancanza di sicurezza! L'Italia è l'unico paese in Europa ad adottare la pratica della confisca in dogana, ed è il paese in Europa dove è più difficoltoso reperire mascherine, e dove i prezzi hanno raggiunto i livelli più alti. La confisca in dogana è il responsabile principale di questa situazione. Auspichiamo veramente un cambio di rotta”. Perché, di mascherine, il bisogno è grande. “Le mascherine sono monouso e abbiamo quindi bisogno solo in Veneto di milioni di mascherine ogni giorno. In Cina se ne possono reperire enormi quantità a prezzi ragionevoli. Non è questo il momento della polemica, ma quello di rimboccarci tutti le maniche e di andare nella giusta direzione per far ripartire questo meraviglioso Paese!”

Una richiesta dunque, per poter collaborare al meglio, di regole chiare: solo con l’aiuto di tutti si potrá uscire da questa difficile situazione.
Ultimo aggiornamento: 20:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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