Lo sfogo del preside Zen: «Didattica online, troppi docenti senza voglia di lavorare. Li manderei in corsia...»

Sabato 4 Aprile 2020 di Claudio Strati
Il preside Gianni Zen, già parlamentare, in una foto dal suo profilo facebook
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BASSANO - Lo sfogo del preside sui social fa discutere. Gianni Zen, dirigente scolastico del liceo G.B. Brocchi di Bassano del Grappa, storico classico cittadino ma da anni con diverse sperimentazioni e discipline, e oggi la prima scuola del Veneto per popolazione scolastica con circa 2300 allievi, già deputato del Ppi negli anni '90 (venne eletto nella quota proporzionale) e poi capo della segreteria del Ministero dell'Università (con Berlinguer e Zecchino) per altri cinque anni, si dice arrabbiatissimo con quei docenti che accampano scuse per non lavorare da casa. Come preside è molto ferrato, visto che oltre a seguire il Brocchi, negli ultimi anni, ha condotto a scavalco anche l'Itis Fermi e l'Agrario Parolini. Ma oggi può dedicarsi solo alla sua scuola.

Docenti senza voglia di lavorare?
«Si rifanno a un modello assistenzialistico e individualistico - spiega Zen - per cui "guai a chi tocca i nostri privilegi", e si nascondono dietro la libertà d'insegnamento per non darsi da fare. E intanto lo stipendio corre tranquillo e sicuro. Finalmente nel decreto che dovrebbe uscire domani, su maturità e altri temi della scuola, l'insegnamento online verrà considerato alla pari di quello in classe. Cioè prima veniva considerato un impegno volontaristico, adesso invece diventerà un obbligo in determinate situazioni. Non è possibile percepire lo stesso stipendio di un collega che lavora, senza fare nulla».

Ce l'ha con i suoi insegnanti del Brocchi?
«Assolutamente no, anzi per quanto riguarda le nostre scuole tanto di cappello. Ma leggo i post, dialogo con colleghi di altre parti d'Italia, e poi come collaboratore della rivista La Tecnica della Scuola ho modo di scambiare molte opinioni. Grazie a Dio qui da noi c'è un forte senso di responsabilità».

Insomma c'è bisogno di più consapevolezza.
«Certamente certe situazioni mi fanno arrabbiare. Si sta facendo il massimo per rendere qualitativamente significativo il modo di far scuola di queste settimane, cioè la cosiddetta didattica a distanza. E poi scopro nei social che c’è ancora qualcuno che accampa diritti individualistici per dire che non vuole, che non ha voglia, che non è legittimo, che non è previsto nel contratto, eccetera. E pensare che lo Stato, cioè i soldi pubblici, ha garantito loro 500 euro come bonus annuale e la formazione gratuita sul digitale, e la possibilità sempre gratuita di computer della scuola in comodato. Ma che docenti sono, che senso di responsabilità, che etica professionale hanno,che etica insegnano ai ragazzi? Non se ne può più. E intanto, ripeto, lo stipendio corre. Io li manderei a fare i volontari nelle corsie di ospedale».
 
Ultimo aggiornamento: 14:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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