VENEZIA - Addio alle banche, Veneto Sviluppo si appresta a diventare una società pubblica, interamente partecipata dalla Regione.
I MOTIVI
La riforma di Veneto Sviluppo, votata ieri dal consiglio regionale del Veneto senza voti contrari (32 sì, 10 astenuti), era un passo obbligato: sia la legislazione nazionale che quella comunitaria vietano di conferire risorse pubbliche a una società, qual era appunto Veneto Sviluppo, di capitali misto pubblico-privato. Si sarebbe dovuto andare a gara e non ricorrere all'affidamento diretto. Il nodo è stato risolto - come hanno spiegato l'assessore Roberto Marcato e il relatore del provvedimento Luciano Sandonà - rendendo completamente pubblica la società. Veneto Sviluppo, inoltre, viene considerata società capogruppo operativa a cui afferiscono sia Veneto Innovazione che FVS SGR. Veneto Innovazione gestirà gli strumenti finanziari previsti dalle leggi regionali di sostegno al sistema delle attività produttive e anche quelli della programmazione comunitaria 2021-2027: in pratica dovrà gestire circa 600 milioni di euro tra risorse regionali e risorse Fesr da destinare alle imprese tramite prestiti o garanzie. FVS SGR, invece, avrà le attività di investimento e gli interventi sugli strumenti di debito delle piccole e medie imprese.
I COMMENTI
Dopo poche ore di discussione - una fretta dettata dal fatto che altrimenti la Regione non può utilizzare direttamente i fondi comunitari - l'aula ha approvato la legge di riordino delle partecipazioni societarie. «Un traguardo importante che corona un anno di lavoro ad un progetto di legge che garantirà un salto di qualità nella gestione dei fondi pubblici, realizzando una effettiva sburocratizzazione dei percorsi», ha detto l'assessore Marcato. «Nuovi stimoli per il tessuto imprenditoriale veneto, centinaia di milioni tra risorse regionali e comunitarie da iniettare nel tessuto imprenditoriale della nostra regione che potrà continuare a essere competitiva», ha detto Sandonà.
L'opposizione è riuscita a far approvare alcuni emendamenti. «Viene garantita la presenza di rappresentanti delle minoranze all'interno del Cda di Veneto Sviluppo nominato dal consiglio regionale e ci sarà il parere preventivo ai nuovi statuti da parte della commissione», hanno sottolineato Erika Baldin e Cristina Guarda. Accolta anche la proposta di Elena Ostanel di intervenire nelle crisi aziendali: «Un aiuto ai dipendenti per rilevare l'azienda». Modifiche che hanno portato l'opposizione a non votare contro, bensì ad esprimere una astensione. «Ma il consiglio regionale - ha puntualizzato la correlatrice Vanessa Camani - non ha alcun ruolo nel determinare le scelte strategiche in merito agli investimenti che verranno realizzati con le risorse pubbliche. Questa legge priva il consiglio di ogni funzione di vigilanza e controllo».
Il presidente della Regione Luca Zaia ha commentato in una nota la "riforma" di Veneto Sviluppo: «Ci aspettiamo una rivoluzione organizzativa che avrà ampie ripercussioni positive sulla gestione dei fondi europei e, quindi, farà da volano alla nostra economia». Ma il governatore è stato criticato dalla minoranza per non aver partecipato alla seduta del consiglio (Arturo Lorenzoni: «Stupisce la sua assenza»; Andrea Zanoni: «Vuole il terzo mandato e neanche si fa vedere in aula, sarà il governatore più amato d'Italia ma è anche il più assente»).