Il ministro Piantedosi: «Rischio attentati, jihadista espulso dall'Italia». Il 28enne era a Mestre e seguiva l'ideologia che ispira Al Qaeda

Mercoledì 7 Febbraio 2024 di Davide Tamiello
Foto d'archivio

VENEZIA - La notizia l’ha sdoganata, ieri sera, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Un cittadino tunisino, vicino a gruppi jihadisti e sospettato di voler commettere attentati terroristici, è stato rimpatriato nel suo Paese di origine». È appunto così, anche se l’uomo è stato rimpatriato con un procedimento amministrativo, era stato comunque monitorato dal dipartimento di pubblica sicurezza a Roma che poi aveva passato le consegne alla Digos di Venezia. Si tratta di un 28enne tunisino takfirista, frangia più estrema dell’islamismo, ideologia alla base dello jihadismo. Il giovane era arrivato a Mestre nell’aprile scorso. Aveva presentato prima richiesta di protezione internazionale, che gli era stata negata. Aveva fatto ricorso: bocciato. Poi aveva presentato richiesta di asilo: negata. E anche questa volta ricorso, e anche questa volta aveva ricevuto un no. Nel frattempo gli uomini della Digos lagunare avevano controllato i suoi movimenti. L’uomo viveva con lavoretti da artigiano tuttofare, dal muratore all’imbianchino, sempre rigorosamente in nero. Aveva preso contatti anche con un centro di preghiera locale, forse a caccia di proseliti tra i suoi connazionali.

Nessuna attività illecita collaterale: niente spaccio, niente furti. L’ideologia radicale, però, era emersa già nel suo Paese d’origine. L’informazione era stata passata a Roma e l’alert era stato diffuso a livello nazionale. È bene sottolinearlo: l’espulsione non è stata la conseguenza di un dispositivo di pubblica sicurezza. Ma visto e considerato il profilo del personaggio, e tenuto conto del suo status di immigrato irregolare, con l’ultimo rifiuto alla richiesta di asilo, si è deciso di accelerare la pratica di rimpatrio. L’uomo, è stato quindi accompagnato al cpr in attesa di un volo che lo riporterà a Tunisi. 

IL MOVIMENTO
I Takfīrī credono in un Islam che pretendono sia in stretto accordo con la loro peculiare interpretazione delle attività e delle decisioni di Maometto e dei suoi Compagni, e non accettano alcun allontanamento da quella che essi considerano la “pura fede islamica”. Rese bene l’idea, in un intervista del 2004, la definizione dell’ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite Giandomenico Picco. «Il takfirismo, l’ideologia che ispira e arma la mano di Al Qaeda, fa sì che io che mi dichiaro takfiro decida chi sia un musulmano vero. Ragion per cui se tu dichiari musulmano ma io non sono d’accordo, ti ammazzo comunque. Sono io takfiro – questo è l’assunto che li anima – a decidere chi è buono e chi è cattivo, e chi è cattivo io lo uccido». Erano takfiristi anche i componenti del commando dell’attentato del 7 gennaio 2015 a Parigi nella redazione del giornale satirico “Charlie Hebdo”. 
Le ultime espulsioni legate al terrorismo a Venezia riguardano i tre giovani kosovari arrestati nel 2017 mentre progettavano un attentato a Rialto. Scontata la pena, erano stati rimpatriati. Qualche mese fa uno di loro, Arxhend Bekaj, 27 anni, aveva provato a rientrare in Italia ma ad ottobre era stato intercettato a Trieste (dove aveva iniziato a lavorare come cameriere) e nuovamente espulso. 

Ultimo aggiornamento: 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci