VENEZIA - Daniele Rinaldo ha la Sla, è costretto alla carrozzina e per vivere si appoggia ad un respiratore che favorisce la ventilazione, senza però utilizzare l’ossigeno. E questi sono i motivi, secondo la sua esperienza, che l’hanno fatto lasciare a terra da Ryanair a Cagliari. Partito da Venezia verso la Sardegna con la stessa compagnia il 29 luglio, il 21 agosto, al rientro, il 62enne si è trovato davanti a un “no” ed è stato lasciato a terra senza assistenza e senza esser riprotetto su altri voli. Un episodio che ha fatto sentire l’uomo vittima di discriminazione: «Sono malato di Sla, circostanza comunicata al personale di terra di Ryanair, sono costretto su una carrozzina e sono pressoché costantemente attaccato a un respiratore, un piccolo apparecchio ventilatore che non utilizza ossigeno e che ha una batteria simile a quella di un computer».
Una volta arrivato in aeroporto, con circa due ore di anticipo rispetto all’orario programmato per la prenotazione del servizio di assistenza, Rinaldo non si è capacitato per quel “no”: «Sono arrivato in Sardegna con la stessa compagnia e lo stesso ventilatore senza problemi.
IL TRATTAMENTO INUMANO
Rinaldo avrebbe così - apparentemente - avuto tutte le carte in regola per partire, motivo che lo spinge all’amarezza: «È devastante che si possa trattare così una persona nelle mie condizioni. Da buon ex rugbista, continuo a lavorare e a cercare di vivere una vita (per quanto possibile) normale, viaggiando abbastanza spesso». La causa scatenante, secondo la ricostruzione del passeggero, stava nell’apparecchio: «Lunedì mi è stato rifiutato l’imbarco, asserendo l’impossibilità di trasportare il ventilatore in funzione. Non solo. Oltre ad avermi fatto attendere ore, non ho poi ricevuto alcun tipo di assistenza o aiuto una volta lasciato a terra, né tantomeno sono stato riprotetto su altri voli».
La risposta che si dà Rinaldo è legata a un potenziale overbooking: «Ritengo questa una insopportabile discriminazione in quanto disabile, forse legata a una situazione di overbooking. L’aereo era strapieno». Nonostante la rabbia, l’uomo non si è dato per vinto e ha cercato una soluzione per tornare a casa: «Dopo un’affannosa ricerca abbiamo trovato disponibilità sia da parte di Volotea che di Ita a trasportare il ventilatore senza problemi, con costi però di circa 600 euro per due persone. La cifra non rende però evidenza del disagio che ho dovuto subire».
Alla fine è riuscito a ripartire e tornare a Venezia grazie a Ita, ma resta l’amarezza: «Nessuno credo mi risarcirà per l’umiliazione subita e per i disagi fisici e psicologici miei e di chi mi accompagnava, perché quando si muove una persona nelle mie condizioni tutto deve essere organizzato prima». L’auspicio dell’uomo è che si attivi un procedimento verso Ryanair: «Mi auguro che Enac possa accertare i fatti e sanzionare la compagnia. Ho la speranza che non abbiano a ripetersi episodi di questo tipo». L’ultima frecciata riguarda un precedente: «Da una semplice ricerca su Google ho trovato un simile caso, verificatosi l’anno scorso sempre con Ryanair: evidentemente non si trattava di un caso isolato».
Secondo le procedure previste dalla mobilità aerea, l’ipotesi è che non siano state rispettate le procedure, visto che l’accesso dei disabili è vincolato a una serie di operazioni necessarie a garantire l’incolumità del passeggero, come l’accesso per primo e l’uscita per ultimo. Ma anche qui, l’uomo ha assicurato di esser arrivato in anticipo sulla prenotazione dei servizi di assistenza. L’ufficio stampa di Ryanair, contattato, non ha risposto.
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