Un intero clan (con figli e conviventi) per furti e rapine violente. Le prede preferite? Anziani e sacerdoti

Venerdì 21 Maggio 2021 di Nicola Munaro
Un intero clan (con figli e conviventi) per furti e rapine violente. Le prede preferite? Anziani e sacerdoti
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MESTRE - Alcuni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, altri hanno risposto ma oltre a una generica difesa non sono andati. È tutto qui l'esito degli interrogatori di ieri pomeriggio di Jonathan Causin, 39 anni; Roberta Gavagnin, 38 (difesi dall'avvocato Anna Maria Marin), e Tiziano Silan, 57, assistito dal penalista Mauro Serpico.

A condividere accuse e interrogatorio, anche Nadir Causin, 20 anni, figlio di Jonathan, e finito agli arresti domiciliari.


SENZA SCRUPOLI
I tre sono tutti residenti a Mestre e sono stati arrestati mercoledì mattina dalla squadra mobile di Venezia per una serie di furti violenti messi a punto di notte. Nessuno scrupolo nelle loro azioni, con gli anziani tra le vittime preferite. Così come i sacerdoti: in una notte di maggio dell'anno scorso erano piombati anche nella canonica di Carpenedo, avevano svegliato il malcapitato sacerdote, ultrasettantenne, minacciandolo di morte, se non gli avesse consegnato il denaro, poco più di 4mila euro. Una decina di giorni dopo, invece, era stata la volta del centro Don Vecchi di via Marsala, la nota struttura per anziani, dove avevano aperto con un flex la cassaforte portandosi via 1.200 euro.


L'ORDINANZA
«Emerge - scrive nella sua ordinanza il giudice per le indagini preliminari Massimo Vicinanza, che ieri ha condotto gli interrogatori di garanzia per i quattro indagati - che Jonathan Causin coinvolga in ripetute azioni delittuose notturne, ora suo figlio Nadir, ora l'amico e convivente Silan, ora le donne con cui si lega sentimentalmente». Da parte del gruppo, sottolinea ancora il giudice «vi è stata quasi quotidiana ricerca per individuare obiettivi da colpire di notte. Talvolta il ricavato è stato davvero modesto, altre volte le cose, nella prospettiva degli indagati, sono andate meglio». Ricchi portafogli ma anche macchinette distributrici di bevande. Residenze, aziende o negozi, pizzerie, tutto poteva finire nel mirino di Causin e della sua «squadra» che per mettere a segno i propri colpi aveva utilizzato «utenze dedicate, il cambio sistematico di numeri di telefono, il ricorso costante al travisamento» ben sapendo del rischio concreto di essere scoperti e di dover fare i conti con le forze dell'ordine. Ecco che allora «gli indagati hanno messo in conto la propria reazione nel caso in cui il piano di realizzare un furto avesse trovato ostacoli». Comportamenti che dovevano essere fermati. Ancora il giudice: «senza l'intervento cautelare gli indagati non porranno fine agli illeciti».


IL LEGAME
Tra i nomi dell'inchiesta Old Man ce n'è uno che gli investigatori conoscevano già. Si tratta proprio di Jonathan Causin, arrestato a novembre assieme a Bruno Tommasini (ne parliamo nell'articolo sotto, ndr) con la squadra mobile di Treviso che li accusava di aver avuto un ruolo decisivo nell'incendio doloso che il 10 giugno scorso aveva distrutto la carrozzeria Roggia di via Postumia a Treviso.

Ultimo aggiornamento: 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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