«Uccise la moglie per vendetta», il pm: 20 di galera sono pochi

Venerdì 12 Aprile 2019 di Fabrizio Cibin
Maria Archetta Mennella
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MUSILE - Omicidio Mennella, il pm ricorre in Cassazione contro la condanna, in abbreviato, a 20 anni dell'ex marito, Antonio Ascione. Ad impugnare il provvedimento, contestando il mancato riconoscimento dell'aggravante dei futili motivi, è stato il sostituto procuratore Raffaele Incardona, titolare del procedimento per il femminicidio di Maria Archetta Mennella, uccisa nel suo appartamento di Musile di Piave il 23 luglio 2017 da Antonio Ascione, ex pizzaiolo di Torre del Greco, che era stato condannato dal Tribunale a 20 anni.

NUOVA INTERPRETAZIONE Sarà quindi la Cassazione ad occuparsi del caso che per il pm lagunare fu commesso in maniera «punitiva», per vendetta quindi. E non, come sostenuto dal gup di Venezia per gelosia «cieca» e «ordinaria». La sentenza dello scorso 4 ottobre era stata accolta con amarezza e rabbia dai familiari di Mariarca, assistiti dall'avvocato Alberto Berardi, in collaborazione con Studio 3A di Mestre. Una sentenza appellata dagli avvocati soltanto ai fini civili non essendogli dato di ricorrere in sede penale. Di fronte ai giudici di palazzo Grimani era ricorso invece l'avvocato Giorgio Pietramala, difensore di Ascione, sottolineando come non ci sarebbe mai stata minaccia con un coltello da cucina, almeno nei termini descritti dalla sentenza di primo grado. Per l'avvocato, poi, va esclusa l'aggravante data dall'aver fatto in modo di ostacolare la difesa della donna. Ora però arriva la nuova interpretazione con cui la procura è ricorsa in Cassazione.
LE AGGRAVANTI Il pm Incardona punta su una delle due aggravanti, i futili motivi (l'altra è la premeditazione), che non sono state invece riconosciute dal giudice, Massimo Vicinanza, determinando così la riduzione di pena dall'ergastolo a trent'anni, divenuti poi venti con l'abbreviato, rito che non si potrà più chiedere in caso di omicidio.
«Un'iniziativa che auspicavamo e che conferma l'impegno della procura di Venezia per rendere giustizia ai familiari della vittima», commentano l'avvocato Berardi e Riccardo Vizzi, consulente personale di Studio 3A che ha seguito fin dal primo momento i Mennella. Una soddisfazione mista a speranza a cui si unisce quella dei familiari di Maria Archetta. «Voglio pensare positivo, anche se purtroppo vediamo troppo spesso come dopo gli appelli, la pena per tanti omicidi sia scesa ulteriormente commenta Assunta, la sorella e tutrice dei due figli di Mariarca Io mi auguro che i giudici della Cassazione valutino bene tutte queste circostanze: l'assassino di mia sorella ha già beneficiato del rito abbreviato e dell'inspiegabile mancato riconoscimento della premeditazione, che per noi era lampante. Io e la mia famiglia siamo arrabbiati e chiediamo solo un po' di giustizia, perché chi commette questi delitti dovrebbe restare a lungo in galera».
 
Ultimo aggiornamento: 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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