Venezia. Mostra del cinema 2023 extralarge, cinema italiano "esuberante" in concorso: il programma

Mercoledì 26 Luglio 2023 di Adriano De Grandis
Mostra del cinema 2023 extralarge, cinema italiano "esuberante" in concorso: il programma

VENEZIA - Niente è perduto: Alberto Barbera ora rassicura anche ufficialmente. Come si era detto anche qualche giorno fa, alla notizia della cancellazione del film di apertura di Luca Guadagnino ("Challengers"), forse la marea di star americane non arriverà al Lido, a causa dell'ormai famoso sciopero di sceneggiatori e artisti di Hollywood, ma i film selezionati sì.

E quindi a rimetterci è l'aspetto più divistico, se vogliamo anche mediatico, e il red carpet che mostrerà assenze pesanti. Ma la Mostra del cinema, presentata ieri dal direttore con il consueto piglio notarile di tutti i film uno per uno, per festeggiare il suo 80° compleanno ha un programma almeno sulla carta assai invidiabile, con tanti nomi di prestigio, film molto attesi e un menù che a prima vista è perfino fin troppo ricco, perché, e questo è un problema per i grandi festival internazionali, proporre un numero enorme di opere pone cinefili e spettatori a rinunciare a tante cose.

MOSTRA EXTRALARGE

Certo i nomi per una Mostra extralarge ci sono. Poi ci sarà anche qualcuno che dirà che sono quasi tutti roboanti e noti; e che quindi andare sul sicuro o essere in balìa dell'industria più affermata è un gioco fin troppo facile, ma in realtà il cartellone è piuttosto variegato. Semmai resta il dominio abbastanza evidente di una occidentalizzazione dello schermo e di una presenza fin troppo massiccia di film italiani (ben 6 in Concorso, non accadeva da più di mezzo secolo), che sembra avvalorare una scelta autarchica, anche se sono ben 54 i Paesi in qualche modo rappresentati. Certo quelli che stanno in corsa per il Leone d'oro sono assai meno. Ma d'altronde a Cannes quest'anno è successo anche di peggio.

ADOLESCENZA E IMMIGRAZIONE

Gran parte delle anticipazioni sono state confermate. Tracciare una linea comune e soprattutto i temi ricorrenti non è sempre un esercizio facile. La pandemia lascia più spazio ai disagi che essa ha procurato, non a caso soprattutto tra i giovani. Ed ecco quindi che il punto tematico d'appoggio sembra riguardare l'adolescenza, in tutte le sue svariate espressioni, ma anche le tensioni razziali, l'immigrazione, la forza del "genere" a volte nel raccontarle. E poi non mancheranno le polemiche: la conta delle registe, ora assestata in gran recupero sul 30% (che è in media alla totalità delle opere presentate), ma ancora un po' distante da quella parità agognata, probabilmente sarà sempre la più gettonata. Così come il cinema italiano, l'anno scorso bacchettato dal direttore Barbera («Tanta quantità, non in linea con la qualità»), ma stavolta addirittura esuberante in Concorso, come se si fosse improvvisamente cambiato registro.
Poi alla fine contano i film. E gli occhi non avranno di che, probabilmente, lamentarsi. A cominciare dal Concorso, il cui unico neo sembra essere quello della quantità: ben 23, come l'anno scorso. Barbera si ripete: da quando promise una Mostra più snella, ha fatto quasi sempre il contrario. La battaglia per il Leone si presenta davvero elettrizzante. Saltando i 6 film italiani (di cui parliamo a parte), la concorrenza straniera parte da Michael Mann, che torna a Venezia dopo essere stato presidente di giuria nel 2012 (la prima del Barbera bis), con un film diciamo tutto "Italiano": si intitola "Ferrari" e parla proprio del mitico Enzo, che fece grande la scuderia di Maranello e diede lustro alle automobili da corsa. Non è da meno la carta David Fincher, che piomba al Lido con un thriller ("The killer"), che si preannuncia piuttosto violento. Tornano in tanti, anche se su 23 registi, ben 15 sono in gara per la prima volta.

LA MOGLIE DI ELVIS

E allora ecco Stéphane Brizé, Sofia Coppola ("Priscilla", parlando della moglie di Elvis Presley), Michel Franco (che dividerà ferocemente come al solito), Pablo Larraín che, tornando a parlare del suo Cile sotto la feroce dittatura trasforma Pinochet in un vampiro ("El conde"), Yorgos Lanthimos. E se non basta ancora ecco altri nomi prestigiosi da Ryûsuke Himaguchi, a Bradley Cooper, Bertrand Bonello, Luc Besson, nomi sui quali si può anche discutere, ma che in un panorama così affollato ci possono stare. E poi magari di qualcuno magari un po' meno noto o quasi sconosciuto da diventare outsider, come Ava Duvernay, la prima regista afroamericana alla Mostra.
Ma mica è finita qui. Fuori Concorso spiccano il ritorno di Woody Allen (che sarà presente), con "Coup de chance", versione aggiornata di "Match point" sul destino; e quello di Roman Polanski (che non ci sarà, per ovvie ragioni) con "The palace", notte di Capodanno del 2000 che si trasforma in tragedia. Ma anche Wes Anderson (con un corto di 40') e William Friedkin; Richard Linklater e Harmony Korine; Quentin Dupieux e gli italiani Luca Barbareschi e soprattutto Liliana Cavani, con il suo ultimo film ("L'ordine del tempo"), che sarà a Venezia per ricevere il Leone d'oro alla carriera; Frederick Wiseman e Gianikian/Ricci Lucchi (quest'ultima prima della scomparsa). In Orizzonti extra fa il suo esordio da regista Micaela Ramazzotti ("Felicità") e in Orizzonti ecco il ritorno di Shinya Tsukamoto.
Si inizia il 30 agosto. Difficile digiunare, più probabile l'indigestione.

Ultimo aggiornamento: 12:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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